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Ilaria D'Amico si racconta: ​"Io, Buffon e l'Italia"

Ilaria D'Amico parla del suo lavoro a Sky, della sua infanzia, del rapporto con la famiglia allargata e naturalmente della storia con Gigi Buffon

Ilaria D'Amico si racconta: ​"Io, Buffon e l'Italia"

È una Ilaria D'Amico a tutto campo quella che si racconta al Corriere della Sera. Parla del suo lavoro a Sky, della sua infanzia, del rapporto con la famiglia allargata e naturalmente della storia con Gigi Buffon. Da conduttrice di Sky Sport non può mancare poi la Nazionale, impegnata stasera nel quarto di finale contro la Germania.

"Quando gioca l’Italia, da sempre, sono agitatissima. Gigi è solo un ulteriore detonatore di una passione già malsana. Alla finale dei Mondiali del 2006, ho condotto tutta la puntata col truccatore che mi asciugava le lacrime di gioia", racconta la D'Amico.

Che poi in merito all'inizio del rapporto col portiere della Nazionale rivela: "Quando t’innamori da adulto, l’idea di famiglia arriva molto presto. Io e Gigi, venendo da smarrimenti forti, dolorosi, avevamo il desiderio di costruire una dimensione solida. Abbiamo aspettato quasi un anno e mezzo prima che la maternità si trasformasse in un progetto solo perché dovevamo rodare le varie componenti: c’era bisogno che i bambini, i due suoi e il mio, s’integrassero con il nuovo nucleo e fra loro. Io e Gigi abbiamo proceduto a braccio con un’unica regola: quando ci sono i figli, la nostra attenzione è per loro".

E sui rapporti con i rispettivi ex dice: "La nostra fortuna è stata che anche le loro vite si sono riorganizzate in un nuovo ordine sentimentale. Questo ha portato a rapporti distesi, dove la rabbia non ha trovato spazio o non ha avuto bisogno di esplodere. È stato un processo legato anche all’intelligenza di tutte le parti in causa. Eravamo entrambi nel pieno di un marasma. Quando le unioni vanno in crisi, è un dolore, vorresti riavvolgere il nastro, ci provi, non capisci. Ti dai delle colpe. Se rimani in famiglia, stai male. Se vai via, stai male. Hai paura di far soffrire, hai paura di soffrire tu. Io e Gigi ci siamo incontrati mentre attraversavamo la stessa fase e ci siamo compresi facilmente".

E su Antonio Conte dice: "È uno strano mix di maniacalità e di leadership: è un gran motivatore, reso perfetto dal fatto che adora prendere su di sé la responsabilità. A bordo campo, fa su e giù, si danna, è come il direttore d’orchestra che cerca di far suonare i musicisti al meglio, talvolta reinventando lo spartito al momento".

Infine la scaramanzia sull'Italia: "Sto guardando tutte le nostre partite agli Europei seduta sullo stesso lato sinistro del divano blu della nostra Green Room a Sky: ero lì quando abbiamo vinto contro il Belgio.

E seguo l’appello di Conte a indossare sempre qualcosa di azzurro: un dettaglio del vestito, le scarpe… Mi piace sentirmi parte di un’avventura che è un romanzo popolare».

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