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Ingegneri del pallone: fanno progetti... dorati

Le stranezze del mondo del calcio: improvvisamente, un sacco di giocatori si sono trasformati in ingegneri. Accettano contratti faraonici, si trasferiscono Oltreoceano, vengono accolti da folle esultanti ma all'atto pratico, quando gli viene chiesto il perché di questa scelta di vita, aspettandosi come risposta: «Dopo tanti anni di carriera me lo merito», rispondono: «Mi ha convinto il progetto». Di soldi, guai a parlarne.
C'è chi, addirittura, pur di non sfiorare l'argomento, dà la colpa al governo. «Se non era per la fiscalità pesante spagnola, sarei rimasto al Barcellona» ha detto Keita. Poverino, l'hanno costretto a trasferirsi in Cina, stipendio 6 milioni l'anno. Poi ha dichiarato: «Per me, la vita non è solo soldi».
Da Pelè, era il 1975 quando si trasferì ai New York Cosmos, a Didier Drogba, ultimo acquisto dello Shangai Shenhua, in quasi quarant'anni poco è cambiato. Le frontiere si sono allargate dal Nord America al Medio Oriente fino alla Cina, ma il meccanismo è rimasto lo stesso: pur di avere una stella in squadra, i club più ricchi del pianeta aprono il libretto degli assegni e lo compilano con cifre a tanti zeri. La vera differenza sta nel calciatore: Pelè, e con lui via via Chinaglia, Beckenbauer, Neeskens, non nascondevano l'opportunità di massimizzare economicamente gli ultimi anni di carriera. Oggi, invece, vuoi perché guadagnano di più, vuoi perché la crisi impone una sobrietà di fondo, i vari Seedorf, Eto'o e Lippi preferiscono tralasciare l'aspetto economico per concentrarsi su quello filosofico.
«Sono stato attratto dall'ambizioso progetto della società». Finalmente sappiamo come mai Didier Drogba (foto grande), lasciato il Chelsea dal vincente, ha preferito la Cina alle offerte europee. Il milione al mese per i prossimi due anni e mezzo c'entra poco. Si è trovato più o meno nella stessa situazione Dario Conca, trequartista argentino che ai più dice poco. Eppure il Guangzhou Evergrande nel 2011 l'ha ingaggiato con un contratto di due anni e mezzo che gli frutterà complessivamente 26 milioni di euro. «Dopo aver ascoltato gli obiettivi e i progetti futuri della società - ha detto Conca -, ho scelto di accettare l'offerta. Questa è la ragione più importante della mia decisione». Sarà contento Marcello Lippi, suo attuale allenatore che, nonostante un contratto da quasi 11 milioni a stagione, non vuole sentire parlare di motivi economici dietro la sua scelta di trasferirsi in Cina: «Non mi piace parlare di soldi» ha detto durante la conferenza stampa di presentazione. Il famoso progetto ritorna nelle parole di Clarence Seedorf, svincolato dal Milan, che a 36 anni è riuscito a trovare uno stipendio da 3,5 milioni al Botafogo: «Ho considerato tanti fattori prima di trasferirmi in Brasile ma decisivo è stato il progetto tecnico e generale del club». La moglie brasiliana non fa parte del club, casomai ci fossero dubbi.
Meno male che esiste ancora qualcuno che dice la verità. «Vado in Russia per dimostrare ai bambini africani che tutti possono riuscire nella vita» disse Samuel Eto'o, fresco di contratto faraonico da 20 milioni di euro all'anno all'Anzhi. Poi arrivò la parziale retromarcia: «I soldi hanno influito, lavoriamo per questo». Chiaro, diretto. Non come Nilmar, recentemente passato dal Villarreal ai ricconi dell'Al Rayyan. «So che questa scelta pregiudica un mio ritorno ad alti livelli in futuro. Giocare in Qatar è molto diverso, ho già 28 anni. Praticamente, è come ritirarsi».

Alla faccia del progetto.

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