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Inno di Zalone arma in più In Germania portò fortuna

Tapinho tra gay e razzismo

Cesare Prandelli durante il match tra Italia e Fluminense
Cesare Prandelli durante il match tra Italia e Fluminense

L'atmosfera è quella giusta, Brasile puro, tendenza «música popular brasileira» alla Chico Buarque o Jobim. Ma Zalone è Zalone quindi in più c'è l'ironia, ingrediente perfetto per il tormentone perfetto al tempo del Mundial. Già dal titolo: Tapinho. Oltre a Negramaro, a Mina e pure al rapper Emis Killa, anche il comico dei comici canta il pallone a modo proprio, quindi riconoscibile. Ridendo dei, e sui, luoghi comuni che zavorrano il calcio. «Ehi, a ti, tifosu razzista» è la dedica iniziale del brano. Dedica a chi tira le banane ai giocatori di colore come Dani Alves: «Io la banana non la mangio, si no cagar sarà un miraggio». O a chi sghignazza sul presunto bacio tra Ivan Rakitic e Daniel Carriço del Siviglia dopo la finale di Europa League: «Un bacio in bocca contru u razzismu e la banana dei diritti gay». E, occhio, nel testo c'è il pudore candido del comico che disinnesca i temi tragicomici, mica l'accento trombonesco e malizioso di chi li sfrutta per prendere l'applauso della gente che piace. Insomma tutti hanno riso mentre ieri Zalone presentava il brano a Radio Deejay alla corte del Deejay Football Club di Zazzaroni e Caressa. E i più dopo hanno fatto due più due: nel 2006 Siamo una squadra fortissimi («fatta di gente fantastici e nun putimm' perde») ha accompagnato la Nazionale fino alla Coppa del Mondo alzata da Cannavaro. Nel 2010 niente Zalone e figuraccia in mondovisione. Stavolta Zalone c'è, e quindi fate voi. Con il suo guizzo di ironia contagiosa: «Me presento, io soi Tapinho».

Il miglior amuleto per arrivare in fondo a braccia alzate (possibilmente stringendo un'altra coppa).

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