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Inter, disastro con record: due punti in sette partite

Nessuno come i nerazzurri in questo campionato Pioli: «Finirò il lavoro». E rispunta anche Mancini

Inter, disastro con record: due punti in sette partite

Marcello Di Dio

Genova segna il punto di non ritorno della disgraziata stagione dell'Inter. «Quando crei tante occasioni e non riesci nemmeno a pareggiare, vuol dire che siamo davvero in una situazione difficile», così il tecnico Pioli che sintetizza la nuova giornata negativa. Un allenatore già di fatto esautorato dalla panchina, ma che dovrà sopportare il calvario delle ultime tre giornate. «Non mollo, voglio portare a termine il mio lavoro», sottolinea. Anche se ormai ha perso il controllo del gruppo che mentalmente, più che fisicamente, sembra aver mollato le redini. Ed è sotto attacco dei tifosi nerazzurri, infuriati sui social per il risultato e tanti altri episodi storti in un'altra giornata da dimenticare, dalla sostituzione di Icardi - nullo durante il match come testimoniano gli zero tiri in porta e le otto palle perse delle 18 giocate - al rigore sbagliato da Candreva fino al rosso rimediato da Kondgobia per proteste sui titoli di coda.

La campagna interista in giro per l'Italia continua in maniera imbarazzante. Due punti nelle ultime sette partite, mai nessuno così male in serie A (ha fatto peggio persino di Pescara e Palermo già retrocesse), con una media di oltre 2 gol subiti a gara, e terza sconfitta di fila. In casa dei Grifoni, a loro volta prigionieri delle loro paure (una salvezza non ancora conquistata) e reduci da una settimana di ritiro punitivo, mancano un minimo di canovaccio tattico e soprattutto l'orgoglio.

Il gol di Pandev, l'ex che non esulta perché - sottolinea il macedone - «l'Inter mi ha dato tanto e mi ha fatto vincere tutto» consegna forse la permanenza in A al Genoa - che torna a vincere dopo due mesi - e sembra spegnere anche l'ultima fiammella per la corsa al sesto posto dell'Inter (un obiettivo, per la verità, al quale i nerazzurri non hanno mai ambito). E di fatto accelera il processo di ristrutturazione che non sarà indolore.

Per la successione di Pioli, Conte resta il favorito - è il modello di allenatore guida per eccellenza - se deciderà di lasciare il Chelsea, Simeone non piacerebbe ai cinesi anche se il suo ciclo all'Atletico Madrid sembra ormai esaurito, mentre Spalletti sembra aver perso appeal. In caso di no dell'ex ct dell'Italia, potrebbe tornare in auge persino il nome di Roberto Mancini che aveva litigato con Thohir. Alla rosa verranno apportati ritocchi importanti: almeno sei i calciatori con la valigia in mano, difficile la conferma di molti dei difensori (resta in bilico anche Handanovic, ma più per la carta d'identità, Manolas o Rüdiger restano i profili ricercati), già preso Berardi, sono nella lista di Ausilio e degli uomini di mercato nerazzurri altri romanisti come Nainggolan e Strootman. Entrambi giocatori ideali per favorire la crescita di Gagliardini, uno dei più promettenti centrocampisti italiani.

Ma intanto c'è da chiudere in maniera dignitosa la stagione: Sassuolo, Lazio e Udinese le ultime tre tappe da non fallire, non tanto per un posto europeo che sembra sfumato, quanto per non rendere ancora più amara una stagione di rimpianti e di attese vane.

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