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Inter e Conte, fa già "caldo" in Europa

Dalla polemica con Sarri al piccolo Slavia che mette paura. Barella salva in pieno recupero

Inter e Conte, fa già "caldo" in Europa

Le maglie che sventolano fuori da San Siro sono quelle col numero 9 di Lukaku, non più di Icardi. In panchina non spicca più la testa pelata di Spalletti ma si agita il caschetto di Conte. L'entusiasmo dei tifosi si percepisce dagli sguardi tronfi e sicuri. È tutto cambiato rispetto alla scorsa stagione, eppure sembra la stessa identica Inter. Non tanto per il risultato, che comunque fa la differenza, quanto per quell'atteggiamento da potrei ma non voglio che pure sembrava archiviato con il cambio in panchina. Approssimazione, poco ritmo, quasi svogliatezza. La brutta copia di quella squadra magari non spettacolare ma molto efficace vista in campionato. Un deja vu bruttissimo per l'ambiente nerazzurro che deve accontentarsi di uno scialbo pari casalingo contro lo Slavia Praga, teorica cenerentola del girone.

Un pareggio che non cambia i programmi e le idee ma che colpisce duro le sensazioni e le certezze acquisite in 270' di campionato. Un passo falso brutto e quasi clamoroso visto il valore dell'avversario, che rischia di compromettere e non poco il cammino interista in Champions, visto che le altre due, Barcellona e Borussia Dortmund, hanno tutto un altro valore.

Il tecnico nerazzurro lascia fuori Godin e Vecino e punta su D'Ambrosio e Gagliardini. Col senno di poi non mosse esattamente geniali. L'Inter parte lenta e compassata, quasi snobbasse l'impegno. Tanto che non riesce a creare altro che un paio di occasioni con colpi di testa sugli sviluppi di calci piazzati e un tiro di Lautaro fuori da ottima posizione. Lo Slavia resta lì, in attesa, senza forzare né sbandare. Ti aspetti un intervallo in cui Conte fa vibrare i muri dello spogliatoio con urlacci che cambiano la testa dei giocatori e invece si ricomincia come si era finito. Anzi, al minuto 18 il patatrac. Handanovic respinge come può una botta di Zeleny e Olaynka è pronto a metterla dentro in tap in. Una brutta botta che fa sbandare l'Inter, incapace di reagire ma che anzi rischia di prendere il secondo gol. Conte allora cambia, dopo Lazaro per Candreva, dentro Barella e Politano per gli spenti Brozovic e Lautaro Martinez.

Ma cambia poco. Le idee restano poche e confuse. La grinta e la voglia a marchio Conte, tornano solo negli 8 minuti di recupero finali con l'Inter che ringrazia Barella, bravo a trovare al volo l'angolo giusto dopo la traversa di Sensi su punizione. Uno zuccherino, dentro un calice amaro per l'Inter che sognava un esordio in Champions completamente diverso. E pensare che questa volta sembrava tutto diverso.

E pensare che, alla fine, tutto considerato, poteva andare anche peggio.

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