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Inter, più cinesi che cimici. È davvero la svolta di Thohir

I vertici del gruppo Suning a un passo dal 20 per cento del club. Ieri in visita alla Pinetina e a cena con Moratti. Oggi allo stadio

Inter, più cinesi che cimici. È davvero la svolta di Thohir

nostro inviato ad Appiano G.

Sono in dodici quelli della Suning Commerce Group, sono a Milano e vogliono l'Inter. Per ora solo un pezzo, si accontentano del 20 per cento ma è evidente che non finisce così, nessuno mette soldi senza contare niente, non lo ha fatto neppure Erick Thohir che al momento si tiene stretta la sua maggioranza. Ieri erano a pranzo con il presidente dell'Inter e il Ceo Michael Bolingbroke, quello che ha trovato la cimice o un ufo inteso oggetto non identificato, ma questa è un'altra storia.

I cinesi della Suning, un colosso tentacolare da 15,5 miliardi e circa 1700 punti vendita anche in Giappone e Hong Kong, hanno iniziato vendendo condizionatori, oggi contano 13 mila dipendenti, un inizio da periferia del business prima di conquistare il mercato dell'elettronica.

Questa volta ci siamo, il mandato di Thohir a Goldman Sachs ha dato i suoi frutti e fonti ben posizionate parlano di altri due gruppi asiatici, probabilmente sempre cinesi, interessati ad investire nell'Inter.

Non è cambiato il mondo all'improvviso è invece vero il contrario di quanto si è sempre detto, il calcio italiano è in ritardo ma non ha perso il suo appeal e oggi costa meno. Nella delegazione Suning c'è il presidente Zhang Jindong, cose grosse, prima hanno rivoltato l'Inter come un calzino, visionato libri e organigramma, poi hanno deciso di presentarsi. A pranzo c'era anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, nel pomeriggio tutti a visitare le strutture della Pinetina, in serata cena con Moratti, questa sera saranno a San Siro. Non significa che lunedì mattina l'Inter si sveglierà con i cinesi in casa, ma da Pechino è arrivato il pass per chiudere la trattativa, e questo significa che l'Inter potrebbe subire meno pressioni dal mercato e dal Fair play finanziario. Il 20 per cento equivale circa a 55 milioni, euro che non serviranno per potenziare la squadra, ma verranno messi a bilancio. Per ora in cassa ci sono i 10 milioni della cessione anticipata dei futuri introiti al botteghino che Erick Thohir ha girato a una finanziaria di Singapore, la Indies Special Opportunities Ltd, in cambio di immediata liquidità. Oltre ai venti relativi alle cessioni di Kovacic e Guarin. Non è certo siano sufficienti per soddisfare Roberto Mancini che ieri ha dichiarato: «Fosse per me, li terrei tutti, e non avrei ceduto neppure Guarin». Solo per riscattare Ljajic e Jovetic occorrono circa 25 milioni e il mancato accesso alla fase preliminare di Champions league, potenzialmente 40 milioni circa, qualcosina ha tolto oltre all'eccitazione pre Genova che aveva inebriato l'ambiente. «Questa è una delusione», ha ammesso Mancini che ha voluto ribadire la sua fiducia nel gruppo: «Non serve fare un nuovo ribaltone, meglio uno o due top player piuttosto che quattro o cinque buoni».

È stato in assoluto l'allenatore più coccolato di questa stagione, Thohir gli ha comprato tutto quello che ha chiesto. In più lo ha rassicurato quando ha pubblicamente dichiarato che il terzo posto non era un obbligo. Eppure Mancio sembra stia cercando di convincerlo a cercarsi un altro allenatore: «No - ha risposto subito -. Se così fosse sarei già andato da lui. Quest'anno il nostro problema sono stati i gol, solo e soltanto i gol, del resto salvo tutto».

E la cimice ? Bolinbroke l'ha mostrata ai dipendenti della sede di Corso Vittorio Emanuele chiedendo prudenza nel divulgare notizie. Forse una forzatura, Massimo Morati si è fatto una risata: «Non ci credo».

Chi spia l'Inter? Gli stessi cinesi della Suning Commerce Group? Dai, queste sono cose serie, piuttosto quando Zhang Jindong ha acquistato lo Jiangsu Sainty, oltre ai denari versati si è preso la briga di cambiargli anche il nome in Jiangu Suning.

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