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Inter stregata e stremata dal trio meraviglia Roma

Grande prova dei giallorossi. Inter bella solo per mezz'ora. Segna Cassano (con l'aiuto di Burdisso) ma con Palacio la squadra va meglio. C'è ancora molto da lavorare per Stramaccioni

Inter stregata e stremata dal trio meraviglia Roma

Tre gol da mettere in cineteca, una vittoria da custodire nella cassaforte delle speranze. Inter stremata e stregata dal romanista trio meraviglia: Zeman, Totti e Osvaldo. Terza vittoria di Zeman sui nerazzurri, la precedente datava 1995, una vita fa sulla panchina della Lazio. As, ovvero Andrea Stramaccioni apprendista stregato dovrà, invece, ricominciare da tre che sono i gol subiti, ma pure i problemi che si è ritrovato fra le mani: difesa molle e divagante, centrocampo con poca personalità, attacco con poche cartucce. Prandelli perde De Rossi e Balzaretti per infortuni che potevano mettere in crisi la squadra di Zeman. Niente da fare la Roma è stata più forte degli sbuffi della fortuna. L'Inter ne aveva avuto una strizzata d'occhio, ma non le è bastato. Forse ne è stata ingannata: il primo tempo pareva aver detto tutto, Cassano da sostituire per accertata inutilità, centrocampo un po' timido in Guarin (più convincente nella ripresa) e poco produttivo se non sulla fascia destra, Milito e Sneijder arrembanti ma arruffoni e la solita pecca difensiva che aveva permesso alla Roma di conquistarsi un vantaggio meritato per il miglior giocare.

Ma il calcio è bizzoso come i suoi protagonisti e l'ultimo attacco nerazzurro è stato l'assolo tanto atteso dalle tribune: guizzi e contro guizzi di FantAntonio in area e quel calciar la palla col piede morbido che, forse, non avrebbe prodotto nulla, se la deviazione di Burdisso non avesse messo in crisi Stekelenburg: palla sul palo e dentro. Roba da stropicciarsi gli occhi. Moratti e famiglia avranno cominciato a mettere in conto l'occhio benevolo della sorte. Zeman e i romanisti saranno rimasti appesi al chiodo dell'incredulità. Ma poi la partita dirà che è stata una brutta illusione per l'Inter.

Partita comunque godibile in entrambi i tempi. Inter con Alvaro Pereira subito in campo e tanto affannarsi suo sulla fascia destra. Niente male la voglia di correre e far male, un po' meno i cross quasi sempre troppo lunghi. Però su quella fascia Pereira correva, Nagatomo tirava anche. La Roma, invece, ha giocato sempre aggressiva e determinata a tutto campo. Tipico del suo menù. Zeman ha puntato sul giovanotto di serata e non ha sbagliato occhio: in campo per la prima volta da titolare Alessandro Florenzi, classe '91, come altri due della compagnia (Destro e Tachtsidis). E questo ha contraccambiato segnando il primo gol (e mancandone un altro nella ripresa). Roma giovane condotta dal vecchio guru, un classico, e Inter più attempata guidata dal giovane apprendista stregone: ci sta tutto nella storia di Zeman e dell'Inter morattiana. Poi Zeman ci mette il gioco, Stramax per ora il lavoro e qualche errore. Roma più bella da vedere, Totti in stile commendatore ma in tutte le salse: con quei due assist che sono valsi i gol e il prezzo del biglietto. De Rossi, finché c'è stato, vero equilibratore di un centrocampo efficace e mobile nel quale Florenzi si è sfiancato, uomo mille polmoni e dal giocare facile. Lo ha dimostrato quando è filato in area, dimenticato da tutti, per chiudere di testa un cross da primo della classe inviatogli da Totti così libero da non sembrare vero.
Già e l'Inter dov'era? Al solito assetto difensivo un po' svagato, Guarin si è dimenticato di rincorrere il giovanetto, Zanetti ha guardato. Niente di nuovo. Ma a quel punto sono stati problemi. Milito e Sneijder hanno sparacchiato tiri, la squadra ha dovuto alzare i giri del motore. La Roma ha cercato di difendersi attaccando, Marquinho si è fatto sentire nel finale. Osvaldo non ci ha preso mai al tiro fin nel momento decisivo (ed ha rovinato la sua partita con un fallo di mano costato l'espulsione stupida). Solo Destro, posizionato sulla fascia, ha mostrato faccia sperduta.

Il pari dell'Inter è stata una punizione più che un momento di desolazione. Ma la partita ne ha goduto gli effetti nella ripresa. Roma arrembante, pur avendo perso un Balzaretti in versione forza della natura: efficace in verticale, meno nel gestire il gioco. Inter più preoccupante, con Palacio al posto di Cassano, e più sostanziosa in mezzo al campo. Anche se si è spenta troppo presto, Palacio si è inabissato. Invece la Roma non ha fatto mai mancare la voglia di giocare, ed è rispuntata la bellezza calcistica fin a ispirare il cucchiaio di Osvaldo pescato dall'assist di Totti: una chicca calcistica da piedi di fata. E così il gol di Marquinho, pescato dalla trivela di Osvaldo: esecuzione quasi dalla linea di fondo, roba da maghi.

E da buchi nell'acqua della difesa interista.

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