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Inzaghi carica il Milan: "Questa partita non si gioca, si vince"

Il tecnico rossonero annuncia una squadra d'attacco. Quello nerazzurro prova a far sentire grande la sua squadra

Inzaghi carica il Milan: "Questa partita non si gioca, si vince"

Milanello - Pippo Inzaghi sa come maneggiare la materia infiammabile del derby. «Il derby non si gioca, si vince», detta a un certo punto per dare gas a un popolo che è alla disperata ricerca di una grandezza perduta e non ancora recuperata. «Come dice bene Shevchenko, nel calcio ci sono i cicli, torneremo a vincere», il messaggio di sfrenato ottimismo lanciato nelle ore che precedono il primo giudizio universale di una carriera appena cominciata. È il suo primo derby sulla panchina del Milan preceduto da molti altri (10) vissuti da protagonista del gol e appena lo conducono sul viale dei ricordi, eccolo scegliere un paio di precedenti fatti apposta per soddisfare il proprio ego di bomber di razza. «Penso al primo finito 4 a 2 e quello datato 4 maggio del 2008, segnammo io e Kakà» aggiunge Pippo con una raffica di date e di particolari. «I tifosi del Milan saranno la nostra scossa» è la sua convinzione che sa di mobilitazione rossonera per uscire vivi e rilanciati dall'appuntamento più delicato del mese di novembre, mese di passione, una sconfitta sonora in casa col Palermo e poi quel respiro lungo, con la Samp. «Da dieci giorni penso soltanto al Milan, a come preparare questa sfida. Se l'Inter sarà più forte, stringeremo loro la mano, ma l'Inter non è più forte di questo Milan» è il suo spot patriottico lanciato a poche ore dall'incontro ravvicinato con quel rivale esperto e navigato che risponde al nome di Roberto Mancini. «Ho letto che avrei fatto una smorfia alla notizia del cambio di allenatore ad Appiano Gentile. Non è vero, anzi…» manda a dire Pippo per cancellare, con un tratto di pennarello, lo scenario descritto in questi ultimi giorni, il panico diffuso a Milanello dall'arrivo di Mancini e dall'addio di Mazzarri, «mi dispiace per lui, è il primo esonero dopo 13 anni di grandissima carriera, tornerà presto in sella» l'onore delle armi concesso al collega.

Pippo Inzaghi sa come maneggiare l'altra materia infiammabile che è poi la visita di Silvio Berlusconi (stasera resterà ad Arcore incollato davanti alla tv) e le sue idee in fatto di calcio e di schieramento tattico. «Faremo una partita d'attacco» è la sua promessa solenne, una specie di messaggio in codice lanciato proprio al suo mentore, salutato con carezze e dolci espressioni, «il presidente è sempre carino, rispettoso e pieno di consigli, è la nostra arma in più» prima di concludere con una pillola di saggezza. «Non credo che il risultato del derby dipenderà dal sistema di gioco adottato» è la sua convinzione anche se la differenza tra il 4-2-4 (fuori Honda) e il 4-3-3 (fuori Torres) non è di poco conto e qualche segno sul derby può lasciarlo come conferma il catenaccio degli addetti ai lavori sullo schieramento deciso dopo la perdita di un altro pilastro difensivo, Alex. «Vincere sarebbe fondamentale per la squadra - è l'idea fissa di Pippo -. Vorrei ripartire dalla prova autorevole con la Samp» è il punto di partenza prima di riferire un modo particolare e inedito di preparare il primo derby in panchina. «Io vado di pancia: a volte parlo per 5 minuti di fila, a volta il silenzio è la cosa più sensata» riferisce immaginando che un evento del genere, stadio pieno, scenografia delle grandi occasioni, tensioni a non finire, possa bastare da solo a rendere elettrica l'attesa. «I miei hanno bisogno di una grande soddisfazione» chiude alla fine Pippo. Lui sa come si maneggia il derby.

Perciò continua a non dormire.

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