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"Io rossonero costretto a fare il tifo per la Juve"

Il patron del Sassuolo deve sperare che la coppa resti a Torino, altrimenti niente Europa league

"Io rossonero costretto a fare il tifo per la Juve"

Alla faccia del suoi 73 anni, compiuti l'altro giorno e portati alla grande nonostante qualche traversia di troppo, Giorgio Squinzi riesce a imporsi una tabella di marcia che ti manda in apnea solo a scorrerne le tappe. «E pensare che dormo 7-8 ore a notte, non come l'Avvocato che si svegliava all'alba», chiosa. Un passista-scalatore, facendo riferimento al suo grande amore, il ciclismo. «Il mio primo grande amore, pensi che commento il Giro sul Il Sole 24 Ore. Il ciclismo viene solo dopo la famiglia di cui sono estremamente orgoglioso».

Adesso le tocca fare il tifo contro il suo Milan per avere il Sassuolo in Europa League...

«Ma io tiferò per Max Allegri, uno dei nostri. Ci portò dalla C1 in B. Poi mi chiese di liberarlo per andare al Cagliari. È il mio grande rimpianto, non avrei dovuto farlo. Con lui saremmo arrivati in Serie A almeno 2-3 anni prima. Se la Juventus vincesse la Coppa Italia, sarò felicissimo di portare in Europa la squadra d'una cittadina di 40mila abitanti. Ma sarà anche un azzardo. Dovremo spendere più soldi, migliorare la rosa, abituarci a giocare il giovedì. Sarà la prima volta per tutti, anche per Di Francesco».

Intanto avete fatto meglio del Milan, e siete arrivati a poco dall'Inter. Cosa succede a Milano?

«Milano soffre la saturazione delle due grandi famiglie. Berlusconi continua a metterci soldi e passione, ma non ha strategia. Moratti non ha più la voglia e forse la forza di investire come in passato».

Benvenuti allora i partner cinesi...

«A comandare deve essere uno solo, a me i partner non piacciono».

Si parla del Sassuolo come il Leicester. Ma il Sassuolo potrà mai vincere lo scudetto?

«Il nostro scudetto arriverà con la qualificazione alla Champions League. Di più è impossibile. In Italia c'è la Juventus che quasi sempre taglia il traguardo dei 90 punti. Come superarla? Noi ci siamo riusciti in una partita, è già tanto. Il Leicester può contare su una città di 400mila abitanti e già un anno fa vantava un bilancio di quasi 140 milioni di euro. Nel prossimo arriverà a 230. Noi siamo a 60 milioni di ricavi, possiamo arrivare a 70-75 con qualche plusvalenza, non più. Ne siamo consapevoli».

Però avete lo stadio di proprietà come Juventus e Udinese...

«L'abbiamo acquistato per 3,7 milioni dal tribunale fallimentare, l'abbiamo rimodernato e soprattutto abbiamo rifatto il terreno con una tecnologia particolare che ci è stata richiesta anche dal Real Madrid. Il massetto di calcestruzzo, trattato con un materiale particolare, Mapesoil, ha una capacità drenante superlativa, lo s'è visto nel match con l'Inter. Non è il solito campo in erba sintetica e naturale».

Ripartirete dalla cessione di Berardi?

«Possibile. Ma non è detto. La Juventus ha un diritto di opzione a 25 milioni senza scadenza che può esercitare nel caso arrivino altre offerte. In questa stagione Berardi, pur dando un grande contributo, non ha giocato al meglio delle sue possibilità. Ma è un calciatore di classe superiore e un ragazzo molto serio, un po' introverso e, se permette, preso di mira dagli arbitri. Intanto abbiamo riscattato dalla Roma per 3,5 milioni il 23enne Politano che ha disputato un bel finale di campionato».

A proposito della Roma. Il ds Sabatini ha detto che in Italia non ci sono giovani da Serie A.

«Non è vero. Proprio dalla società giallorossa abbiamo avuto il centrale Antei e il centrocampista Pellegrini oltre a Politano. Se loro non ci credono, non è affar mio. Da noi si parla italiano. Da altre parti non so come riescano a capirsi».

Da presidente del calcio, cosa avrebbe fatto?

«Mi sarei concentrato su 3 punti. Innanzi tutto avrei distribuito i diritti tv in maniera più equilibrata prendendo a modello il sistema della Premier League: 50% in parti eguali a tutti, 25% in base al piazzamento, 25% secondo altre chiavi. In secondo luogo avrei limitato l'importazione degli stranieri, soprattutto da fuori Europa per avvantaggiare i giovani italiani che oggi non hanno sbocchi: magari con un regolamento di autodisciplina, senza contravvenire alle regole dell'Ue di cui sono un convinto assertore. Per ultimo avrei cercato di portare più gente allo stadio con una diversa politica di marketing».

Del calcio cosa ricorda in particolare?

«Le vittorie su Juventus, Napoli, Milan e Inter. Vuol dire che stiamo acquisendo la mentalità giusta».

E l'emozione sportiva più grande?

«I trionfi alla Parigi-Roubaix con Ballerini nel '95 e Tafi nel '99. Sarò sempre vicino al ciclismo, ma ora c'è il calcio a distrarmi...».

E, mentre lo dice, arriva la moglie Adriana a dargli un bacio.

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