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"Io per la prima volta non solo nemico d'Italia"

Jorge Lorenzo: "So che gran parte del pubblico l'avrò contro. Ma visto che nel 2016 sarò un ducatista..."

"Io per la prima volta non solo nemico d'Italia"

nostro inviato a Barcellona

Maglietta nera, pantaloni neri, occhiali blu, pensieri rossi. Jorge Lorenzo dopo quello di Francia vince anche il Gran premio di Spagna di Formula uno. Riesce nell'impresa un giorno prima rispetto a baby Verstappen. Accade nel primo pomeriggio di sabato, quando il campione del mondo MotoGp e leader del campionato (fin qui due Gran premi vinti e due secondi posti, ovvero 5 punti più di Marc Marquez e 12 su Vale Rossi) arriva in visita papale nel paddock dei cugini con ruote doppie. È l'unico vero vip venuto a far visita a un mondo in crisi. Di lui, per primo, s'accorge Daniel Ricciardo, che urla «ehi, Jorge, come on...» e molla d'un tratto ingegneri e addetti della Red Bull per correre ad abbracciarlo. Parlano fitto. Si danno appuntamento. Chissà. Magari proprio per questa domenica, al Mugello.

Jorge, sarà l'ultimo tuo Gran premio d'Italia da vero nemico?

«Ma no, io penso ancora tutto in blu, blu Yamaha».

E però adesso c'è un po' di rosso Ducati... sarà un Mugello, come dire... un po' più da italiano.

«Sì, però adesso ho testa solo per la Yamaha e per portare a casa questo mondiale a cui tengo tantissimo».

Ok, giusto e diplomatico parlare così, ma stavolta non potrai fare a meno di guardare in altro modo alla marea rossa che dal 2017 sarà la tua (accanto a Dovizioso confermato, ndr)...

«Certamente. E ci saranno sensazioni diverse. Però resto concentrato sull'obiettivo Yamaha».

Però quanto ha contato, nel firmare per la Casa italiana (25 milioni in due anni, ndr) l'idea, il pensiero di provare a riuscire nell'impresa in cui altri, cioè il tuo compagno e rivale Valentino Rossi, hanno fallito?

«Ogni pilota ha come obiettivo vincere le corse e puntare al titolo. E la gioia che provi nel riuscire a laurearti campione del mondo è naturalmente immensa. Per questo adesso ho in testa solo questo campionato. Però è anche vero che con la Yamaha l'ho già vinto. E più di una volta. Per cui vien da sé che il pensiero in futuro di riuscirci con la Ducati mi dia una sensazione diversa e, se riuscirò a conquistarlo, mi darà tutto un altro gusto».

I tifosi Ducati potranno dunque applaudirti da subito, diciamo sulla fiducia di questo futuro insieme, ma le tribune e i prati disseminati di giallo Valentino penseranno e faranno dell'altro.

«Questo è inevitabile. I fan di Valentino saranno tutti per lui, è normale. E saranno ovviamente tutti contrariati (usa proprio questo termine) con me per quanto successo la stagione scorsa».

Guardati attorno, Jorge, qui corre la F1, ma sembra uno sport in via di estinzione. Qui manca gente come te, Rossi, Marquez...

«Dipende dal carattere di ognuno, da come si è fatti».

Beh, diciamo che avete parecchio contribuito a rendere la Motogp esaltante.

«Credetemi, è soprattutto il pubblico che ti crea personaggio».

Tutto questo a Barcellona. Ieri, invece, le dichiarazioni di rito pre gara di Jorge e un tono decisamente diverso. Tipo sì, «la pista mi piace e ho ottenuto buoni risultati (4 vittorie compresa quella del 2015, ndr)»; tipo sì, «di certo è uno dei miei tracciati preferiti, uno dei più belli del mondo, direi quasi perfetto per Yamaha e per il mio stile di guida...»; tipo sì, «sono carico di soddisfazione per la vittoria in Francia che mi ha permesso di andare in testa al mondiale, questo ci motiva tanto». Lui e la moto blu. Lui che pensa in blu...

ma anche in rosso.

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