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Islanda-Belgio, regine d'Europa del salto in alto

Nel 2008 i Diavoli erano al 52° posto nel ranking Fifa e i nordici al 103°. E con due Paesi in crisi

Islanda-Belgio, regine d'Europa del salto in alto

Una decina di anni fa, Belgio-Islanda sarebbe stato un match per soli malati di calcio. Nel 2018 però queste due Cenerentole sono diventate autentiche regine, tanto da affrontarsi domani nella serie A della Nations League, quella che raggruppa le prime 12 del ranking Uefa. Nell'ultima decade, nessuno in Europa è cresciuto tanto come Belgio e Islanda. Lo si comprende lanciando un'occhiata al ranking Fifa del settembre 2008, che vedeva i Diavoli Rossi in 52ª posizione, dietro a Honduras e Arabia Saudita, e i nordici alla 103ª, chiusi tra Etiopia e Capo Verde. Forse nemmeno il tifoso più ottimista avrebbe potuto immaginare che, esattamente dieci anni dopo, entrambe le nazionali avrebbero scritto una pagina inedita della loro storia: Belgio per la prima volta terzo a un Mondiale, Islanda fresca di debutto nella stessa competizione, dopo l'esordio a Euro 2016.

Il boom calcistico delle due nazionali è stato sezionato e analizzato a più riprese. E' comunque interessante notare come tale processo di crescita si sia sviluppato nonostante le condizioni ambientali interne non fossero tra le più favorevoli, per ragioni diverse, in nessuno dei due paesi. Nel 2008 l'Islanda era una nazione portata alla rovina dalla bolla Icesave, un conto corrente online che assicurava agli investitori tassi d'interesse ancora più alti di quelli - già altissimi - garantiti dalle banche. Ma il paese si è risollevato e la nazionale ha fatto lo stesso, fino a scalare cento posizioni nel ranking Fifa nel solo biennio 2014-15, dando il via alla bella storia che oggi tutti conoscono, nonostante lo 0-6 di sabato in Svizzera.

Il Belgio non era in bancarotta, nel 2008, ma di fatto, non era più nemmeno un Paese, almeno nelle teste di moltissimi suoi abitanti. Sulle Fiandre soffiava fortissimo il vento della secessione, tanto che in quell'anno nel comune di Lennik, Brabante Fiammingo, il sindaco Willy De Waele aveva tolto dal municipio il tradizionale tricolore nero-giallo-rosso per sostituirlo con il leone fiammingo. Oggi quella bandiera sventola ancora, ma per le strade del paese sono ricomparsi anche i tricolori. La storia della nazionale quale unico elemento di unione del Belgio, assieme alla monarchia, è vecchia ma ancora attuale. «Non esiste un'identità belga - dice il politologo Jean-Michel De Waele -, visto che nel paese nemmeno la lingua è in comune. Ma questo ha paradossalmente contribuito a rendere più fluide le barriere. Guardate l'Italia: Balotelli non è il tipico italiano medio, e infatti compaiono ancora striscioni sui giocatori di colore in nazionale. Da noi Lukaku è belga.

Punto».

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