Sport

C'è già il segno di Zaza e anche un po' di fortuna

L'Italia di Conte batte la Norvegia. Deviazione e fuorigioco sul primo gol ma l'azzurro è un vero protagonista. Difesa con qualche brivido

Simone Zaza festeggiato dopo il suo primo gol in Nazionale
Simone Zaza festeggiato dopo il suo primo gol in Nazionale

Zaza fa assonanza con Meazza, peccato non poter andare oltre. Ma tanto vale per lucidare sogni e speranze di una serata che ha riportato all'Italia che piace. Tra piacere e convincere c'è ancora un po' da sgomitare. Ma Zaza fa assonanza con Meazza perchè a Oslo, 77 anni fa, il Peppin segnò uno dei tre gol (gli altri due furono di Piola) grazie ai quali gli azzurri vinsero l'ultima partita a Oslo. Trentasette anni dopo, eccola di nuovo, l'Italia che ci fa ciao. Due gol in bello spirito, Italia che ci mette del brio ed anche dei brividi, aggiunge grinta e una partita operaia condita da raffinatezze. Poteva segnare qualche rete in più, si è fermata perchè la ricostruzione è lunga. Antonio Conte ha messo del suo, Zaza è stato il suo gladiatore d'attacco, Bonucci il regista difensivo al netto di qualche disattenzione. Il fresco e la pioggia di Oslo sono stati un piacevole scampanellio di partenza per il nostro pallone chiamato alle qualificazioni europee. La Norvegia ha dimostrato che c'è di peggio.

Italia di lotta e di governo, faccia diversa rispetto ai fantasmini di Prandelli. Italia che deve aggiustare il tiro non solo nel senso dei piedi, ma anche nella gestione del gioco e nella difesa: pochi rischi nel primo tempo ma lasciando intravedere le falle. Il trio Ranocchia-Bonucci-Astori ti lascia sempre il piacere del brivido. King, il colorato delle bande norvegesi, attaccante solo e faticatore d'area, ha pescato l'interista in qualche riflesso moviolesco, poi tutto si è aggiustato. Italia con quel pizzico di fortuna che non guasta, il gol di Zaza ha convalidato l'idea: arrivato come un rintocco di campana per i norvegesi ed uno sberlone da voltar di faccia. Con tanto di ingiustizia per la posizione di Immobile, finito in quel tipo di fuorigioco che può dare fastidio al portiere. Buon per il corazziere del Sassuolo che, alla seconda partita azzurra, ha lasciato il segno, magari facendo sbiancare gli aspiranti al ruolo. Zaza ci mette imponenza fisica e bella tecnica, come ha dimostrato giocandosi la palla in una nuvola di avversari e cavandone un tiro secco con la palla che si è sfilata sul polpaccio di Nordtveit.

Partita da toni atletici alti, benchè la Norvegia non ti stronchi con la sua forza fisica e si diverta (si fa per dire) ad arroccarsi nella sua metà campo. La gente di Conte, invece, ha fatto intravedere le idee del tecnico: costante ricerca del pressing, a cominciare dagli uomini d'attacco, molta spinta dalle fasce: Darmian è partito bene poi si è un po' arenato, De Sciglio è stato più continuo, ma poi serve gente da combattimento a centrocampo. Difficile pensare alla stessa Italia con Pirlo in mezzo al campo. Con Giaccherini e Florenzi è tutto un vorticare di gazzosa e grinta. Giaccherinho ha preso corpo e forza con il passare del tempo, l'altro ha alternato momenti di gloria ad altri di tormento. L'Italia ha cercato di tirare in porta, ma ci ha preso poco. Immobile si è battuto con gagliardia ma forse servirebbe vena più killeristica sotto rete. Difficile che ce la faccia dovendo correre e sbattersi da una parte all'altra. Stavolta è uscito pure in barella per un brutto colpo.

Italia comunque con lo stellone ad illuminare la via quando è bastato mandare in campo Pasqual per vedere un cross pennellato e la testolona di Bonucci sbucare solitaria e felice a mandare la palla in rete. Un altro segnale della stella: fino a quel momento la squadra si era assopita, tirata un po' troppo indietro, incapace di rilanciarsi nel gioco veloce e determinato del primo tempo. Problemi dovuti alla preparazione dei nostri giocatori, anche allo stress psicologico e fisico che Conte impone.

Il gol di Bonucci ha rigenerato energie e probabilmente liberato le teste. Se ne sono visti gli effetti quando si è scatenato il ciclone Zaza, che aveva appena visto il tabellone richiamarlo in panchina per un errore di segnalazione. Ma tanto è bastato per galvanizzare lui e i compagni e addormentare la Norvegia. Il barbutone prima è volato via calciando sulla traversa, e Florenzi si è visto ribattere la palla dal portiere, poi ha messo un pallone con colpo da sotto che aveva battuto il portiere, ma non l'ultimo difensore norvegese.

Poteva essere una tripletta personale, è stato l'assaporare un dolce stil novo dell'attacco azzurro.

Commenti