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Je suis européen

P er l'ennesima volta, ci riferiamo in particolare a Germania-Italia, la lotteria dei rigori ha deciso il risultato al termine dei tempi supplementari. Non si può fare diversamente per il programma ai limiti dell'umano, l'allargamento del format, il rispetto dei palinsesti televisivi. Niente di tutto questo esisteva nel 1934 quando l'Italia di Pozzo, dopo aver pareggiato con la Spagna il 31 maggio, eliminò gli iberici nella ripetizione del giorno successivo. Nell'Europeo del 1968 gli azzurri, ancora protagonisti, superarono in semifinale la Russia con la monetina e poi batterono la Jugoslavia nella gara-bis in seguito al pareggio della prima sfida. In quello stesso anno la rappresentativa israeliana fu eliminata alle semifinali del torneo olimpico per sorteggio, sempre con il lancio della monetina. Chissà come sarebbero andate le cose ai rigori. In una grande manifestazione, la novità dei tiri decisivi dal dischetto debuttò nell'Europeo del 1976 quando la Cecoslovacchia superò per 5-3 la Germania Ovest. Decisiva la sentenza di Panenka che ebbe il coraggio o la follia, forse entrambe, di beffare il portiere Maier con il cucchiaio. O meglio, quello che poi sarebbe stato chiamato cucchiaio.

Una cosa è certa. Il calcio è un gioco di squadra che non c'entra niente con i rigori finali. Qui il calcio diventa uno sport individuale, come il tennis, lo sci o la scherma. Un altro sport. Il giocatore che si presenta davanti al dischetto, è solo con se stesso, i suoi tormenti, lo stress a livelli bestiali. Mai come in quei momenti, l'appartenenza a una squadra non è più un valore aggiunto, ma diventa un peso per il timore di tradire una causa comune. Il gruppo, sul quale ha tanto lavorato Conte, non conta più. E anche il ct non può farci nulla indipendentemente da quanto abbia lavorato su questo fondamentale durante il ritiro. Ogni rigore fa storia a sé. E quello che batti alla fine dei supplementari non è uguale a quello a partita in corso. Ne è testimone Bonucci, impeccabile in un caso, meno nell'altro. Per molti versi, non me ne vogliano coloro che hanno partecipato alla lotteria finale, si sono ristabiliti i valori reali. L'Italia ha disputato un grande Europeo per lo straordinario lavoro d'un grande tecnico, che ha ottenuto il 120% da un gruppo di buon livello, ma che sui rigori non poteva incidere più di tanto.

Facciamoci una riflessione.

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