Giro d'Italia

Jungels re del Giro dei belli. "Qui per lasciare il segno"

Il sosia di Matt Damon resta in rosa e vuole fare sul serio. E ieri si è messo la maglia anche Patrick Dempsey

Bob Jungels e l`attore Patrick Dempsey
Bob Jungels e l`attore Patrick Dempsey

Alberobello - Ciak si Giro. Grande eccitazione ieri per l'arrivo di Patrick Dempsey, star del cinema e della serie televisiva Grey's Anatomy al Giro d'Italia. Il "dottor Derek Sheperd", 51 anni e 11 stagioni da protagonista nella serie ambientata in un ospedale di Seattle, si è presentato ieri mattina al via della settima tappa a Castrovillari come testimonial puntualissimo di un orologio svizzero. Il pubblico femminile, adorante, pare abbia gradito la sorpresa organizzata dal team Bmc, quello di Tejay Van Garderen, che allinea tra le proprie fila anche i nostri Manuel Quinziato e Manuel Senni.

Non meno acclamato il Matt Damon del ciclismo mondiale, la maglia rosa Bob Jungels. Il bel lussemburghese che per il quarto giorno è tutto di rosa vestito, comincia a prenderci gusto. «È una maglia bellissima, una delle più importanti e prestigiose del ciclismo dice questo ragazzone di 24 anni, che è nato con le stimmate del predestinato e sta studiando per spiccare definitivamente il volo qui al Giro -. Se spero di tenere la maglia anche dopo la scalata del Blockhaus di domani? Perché non dovrei provarci: io ci credo».

Bob Jungels ha il talento del campione e la faccia da attore. Gli occhi celesti. I capelli sempre ben curati, come negli Anni Cinquanta faceva un certo Hugo Koblet. È il bello del Giro. Un uomo di classe e temperamento, un ragazzo di 72 chili distribuiti su un fisico asciutto e ben modellato di 188 centimetri. Nato il 22 settembre 1992 a Rollingen in Lussemburgo, vive a Zug, in Svizzera, sulle rive dello Zugersee, con Ile, la ragazza che ama.

Nonostante le apparenze da ragazzo piacione, è un uomo tranquillo. Ama scalare le montagne, ma anche lasciarsi andare su un paio di sci. Da ragazzo ha anche praticato il free-style «ma ora non ho né più il tempo e la voglia», dice. «Preferisco dedicarmi allo sci d'alpinismo o al fondo. Adoro il contatto con la natura e la pace che si respira in montagna».

Ama la musica elettronica e rilassarsi con un buon giallo: i preferiti quelli di Jo Nesbø. «Che tipo di corridore sono? Penso di essere completo ci spiega -. Me la cavo un po' su tutti i terreni, anche a cronometro, dove penso di essere piuttosto forte. Una delle mie caratteristiche? Attaccare. Non sono un attendista, penso di essere anche molto generoso: sia per me, che per i miei compagni. Oggi (ieri per chi legge, ndr), per esempio, mi spiace tantissimo non essere riuscito a pilotare bene Fernando (Gaviria, ndr). Abbiamo commesso qualche errore nel finale, e ci è sfuggito un tris che era alla nostra portata».

Bob si è rivelato un anno fa proprio al Giro d'Italia: tre giorni in maglia rosa, sesto nella classifica finale, maglia bianca di miglior giovane. Il ragazzo ci ha sempre saputo fare in bicicletta: campione del mondo junior a cronometro nel 2010. Vincitore della Roubaix espoirs nel 2012. «Noi ci crediamo tantissimo in questo ragazzo, ha talento da vendere e una personalità fuori dal comune dice Davide Bramati, il tecnico che lo guida nella nel team belga Quick Step -. Noi ne siamo assolutamente convinti: Bob è il futuro per le corse di tre settimane. Un giorno vincerà sia il Giro che il Tour.

Se può farlo già da quest'anno? Siamo qui per provarci fin da subito, ma non sarà facile».

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