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Juve e Allegri, un'Europa da stupire

Con i rossoneri, Allegri ha superato la prima fase per 4 volte: «Vogliamo entrare nelle prime otto»

Juve e Allegri, un'Europa da stupire

Il rischio è sempre lo stesso: considerare già vinta una partita che deve ancora essere giocata. Un errore che la Juventus - più o meno inconsciamente - ha già commesso nel recente passato. L'anno scorso, per esempio, facendosi imporre l'alt dal Copenaghen all'esordio e non riuscendo poi a battere nemmeno il Galatasaray in casa. Stasera, avversario il Malmoe che esordisce nella formula Champions e che torna tra i Grandi dopo 35 anni occupando soltanto il posto numero 137 nel ranking Uefa, non dovrà accadere: «Abbiamo pagato cari i nostri errori - ammette Chiellini, all'esordio stagionale dopo la doppia squalifica in campionato -. Dovremo avere il giusto approccio, insieme umile e di personalità. Con tutto il rispetto per gli svedesi, non dobbiamo permettere loro di fare punti in casa nostra. Non ci aspettiamo una vittoria facile, ma di sicuro vogliamo stupire».

Oggi e non solo, questo è il succo del discorso nonché l'ambizione di una società che vorrebbe una volta per tutte smentire il luogo comune secondo cui “vincere in Italia è una cosa, in Europa tutt'altra“. «Non fossilizziamoci sulla teorica mancanza di mentalità europea della Juventus - puntualizza Allegri -. Intanto battiamo il Malmoe, poi vedremo. Rimango comunque convinto che noi si abbia tutte le carte in regola per arrivare tra le prime otto. In Europa però non c'è nulla di scontato e ce lo deve ricordare proprio quanto accaduto alla Juve la scorsa stagione».

Il tasto dolente è sempre quello, inutile fare finta che non sia così. Piede sull'acceleratore subito, allora: «Le partite vanno interpretate in modo differente rispetto al campionato - spiega il tecnico -. In Champions tutti giocano per vincere, c'è più velocità e meno tattica. Motivo per cui devi essere bravo a leggere in fretta quello che succede sul campo e adeguarti». Non è quindi un caso se la lettura del match è il punto su cui Allegri ha insistito anche nel commentare le vittorie contro Chievo e Udinese: da qui si passa per crescere anche in Europa, «ma non dite che io sono più un allenatore da Champions che da campionato. Uno scudetto l'ho già vinto, in Europa devo fare ancora tanta strada e spero succeda con la Juve». Intanto gli si chiede - pretendendolo - il passaggio del turno in un girone che comprende Atletico Madrid e Olympiakos: sulla carta, appunto, siamo addirittura sotto il livello di dodici mesi fa quando le avversarie si chiamavano Real Madrid, Galatasaray e Copenaghen. Per di più, alla guida del Milan, Allegri ha superato la prima fase quattro volte su quattro e sarebbe strano se la media si sporcasse adesso che pilota la Signora per la quale tifava da ragazzino: 32 volte il buon Max ha ascoltato da protagonista l'inno della Champions, in 10 occasioni ha vinto e in altrettante perso immaginando stasera di effettuare il sorpasso. «Ci aspetta una squadra molto fisica e veloce, tuttora in testa al suo campionato. Noi però stiamo giocando discretamente, al di là del modulo che è un discorso che non mi appassiona più di tanto: quel che importa è l'interpretazione che l'allenatore dà a un sistema di gioco».

Stasera avanti con il 3-5-2: in attacco Llorente e Tevez (quest'ultimo sempre a caccia di un gol in Champions che manca da 944 minuti, ovvero dall'aprile 2009), in difesa Chiellini con Caceres e Bonucci, a centrocampo il ritorno di Asamoah come interno vista la squalifica di Pereyra e l'assenza di Pirlo e Vidal, quest'ultimo forse recuperabile per la sfida contro il Milan di sabato sera.

Dall'altro lato, tanta buona volontà e in attacco Markus Rosenberg, dieci gol nelle ultime undici presenze. Impossibile però spaventarsi: semmai, è giusto ricordare che la Juventus ha vinto solo una delle ultime otto partite disputate in Champions.

Cambiare marcia è obbligatorio.

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