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La Juve e le sue sorelle si leccano le ferite

La Signora fa gli scongiuri per la Champions. E su CR7 i conti non tornano

Domenico Latagliata

Torino Fino a poche settimane fa, sembrava una bella favola: quattro squadre italiane impegnate in Champions e tutte a poco più di un passo dalla qualificazione agli ottavi. Se fosse accaduto, si sarebbe concesso il bis per la prima volta dal 2002/03 quando gli applausi andarono a Roma, Inter, Juve e Milan. Invece, come non detto: Napoli e Inter sono state estromesse dal palcoscenico più prestigioso e dovranno accontentarsi dell'Europa League, mentre bianconeri e giallorossi qualificati con un turno di anticipo hanno pensato bene (male) di cedere al cospetto di Young Boys e Viktoria Plzen. Non proprio Real Madrid e Barcellona, ecco. Ovvio poi che ogni risultato vada interpretato, così come gli umori delle varie piazze e delle rispettive società: è insomma immaginabile che la Juve, dominatrice in campionato, non patirà granché dopo il ko in terra elvetica, mentre è chiaro al mondo che Di Francesco (sette sconfitte finora, interrotto ieri il ritiro nonostante l'ultimo ko) si giochi tutto domenica ospitando il Genoa. Parimenti, la posizione di Ancelotti a Napoli è più salda che mai, mentre non si può dire altrettanto di Spalletti in casa Inter se si sposta il mirino alla prossima estate.

Tra tutte, chi sta meglio è logicamente la Juventus. Che rimane una delle grandi favorite per la vittoria finale della Champions: «Siamo bravi a perdere le partite che contano meno», la battuta sdrammatizzante di Allegri dopo avere incassato il secondo ko del girone dopo quello contro il Manchester United. Incidenti di percorso, visto che il passaggio del turno era sostanzialmente già in ghiaccio. Due passi falsi però da non sottovalutare, pur non avendo compromesso nulla. Volendo arrivare fino in fondo, la Signora deve però anche prendere atto che nelle ventisei edizioni di Champions sin qui disputate solo tre volte chi ha perso due partite nella fase a gironi ha poi alzato la coppa al cielo: il Milan di Ancelotti (2003 e 2007) e il Liverpool di Benitez (2005). Piccolo campanello d'allarme, quindi. Come i gol sbagliati da Ronaldo a Berna, lui che è stato pagato a peso d'oro (100 milioni al Real, con ingaggio di 31 l'anno per quattro stagioni) e che, secondo uno studio pubblicato ieri da calcioefinanza.it, difficilmente rappresenterà un investimento vincente dal punto di vista commerciale: si parla per il 2019 di perdite nell'ordine di 170 milioni, obbligando la società a fare plusvalenze di 150-200 milioni, il che significherà vendere giocatori per ottenere ricavi da portarsi nell'esercizio corrente. Si andrebbe così verso un deciso turnover, forse non la via migliore per prolungare il ciclo vincente. Si vedrà. Intanto, domani sera toccherà al Toro cercare di imporre l'alt anche in campionato ai bianconeri: Allegri non avrà quasi certamente Cuadrado (ginocchio), rispedirà in campo lo stratosferico Chiellini («il Toro mi è simpatico, a parte quando ci affrontiamo», ha detto a Dazn) di questo periodo e riproporrà anche Dybala alle spalle di CR7 e Mandzukic.

Dall'altro lato, si attendono segnali di vita vera da parte di Belotti: un gol pesante, insomma.

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