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Juve femminile, l'addio di Aluko: ''A Torino trattata come Pablo Escobar''

L'attaccante inglese lascia e accusa: ''Torino sembra un paio di decenni indietro rispetto all'apertura verso diversi tipi di persone''

Juve femminile, l'addio di Aluko: ''A Torino trattata come Pablo Escobar''

''Sono stanca di entrare nei negozi e avere la sensazione che il titolare si aspetti che rubi" si sfoga così Eniola Aluko, la calciatrice inglese che la scorsa settimana ha annunciato l'addio alla Juventus femminile per tornare in Inghilterra.

E' un triste addio quello di Eniola Aluko. La giocatrice britannica di origine nigeriana, lascia la Juve dopo aver conquistato uno Scudetto, una Supercoppa e una Coppa Italia e con un un bottino di 15 gol in Serie A. L’attaccante aveva spiegato i motivi dell'addio qualche giorno fa tramite una lunga lettera, pubblicata sui canali ufficiali del club ma ora è tornata a parlare della sua esperienza in Italia con un articolo sul tabloid Guardian. Un anno e mezzo ricco di gol e trofei ma non tutto è andato come avrebbe voluto: ''Quando sono arrivata nell'estate del 2018, ero attratta da una grande società e da un progetto importante dentro e fuori dal campo dove potevo essere protagonista. Sul campo abbiamo raggiunto importanti traguardi: un campionato, una coppa nazionale e una Supercoppa. Fuori dal campo posso dire che le cose non sono andate così bene''.

Sono state proprio le difficoltà riscontrate a Torino a spingerla a questa decisione: ''Lasciare dopo 18 mesi non è stata una decisione facile ma ho dovuto riflettere sul fatto che fuori dal campo gli ultimi sei mesi sono stati difficili.​ Mi piace viaggiare, vedere le città nei miei gironi liberi, sono molto curiosa: mi piacciono eventi, musei, negozi e la varietà che se ne trova a Torino non è abbastanza come a me piacerebbe. A volte Torino sembra un paio di decenni indietro rispetto all'apertura verso diversi tipi di persone. Sono stancata di entrare nei negozi e avere la sensazione che il titolare si aspettava che rubassi qualcosa. Può capitarti tante volte di arrivare all'aeroporto di Torino ed essere trattata come Pablo Escobar per via dei cani anti-droga intorno a te''. Chiarisce tuttavia di non aver mai subito discriminazioni nel calcio italiano: ''Non ho mai avuto problemi di razzismo dai tifosi della Juve né in campionato ma c'è un problema nel calcio italiano e in italia. La risposta che viene data mi preoccupa: dai presidenti ai tifosi del calcio maschile che lo vedono come parte della propria cultura''.

La sfida alla Fiorentina di sabato 30 novembre sarà la sua ultima partita in bianconero. Lascia un movimento in espansione ma che ha, a suo avviso, nell'organizzazione dei club ancora tanti aspetti da migliorare: ''Se il club vuole continuare ad attrarre le migliori calciatrici in Italia, ci deve essere più attenzione nel far sentire a casa le calciatrici internazionali e importanti per il progetto a medio-lungo termine. Anche se la squadra gioca bene, se le cose non vanno bene fuori dal campo sarà solo questione di tempo prima che una calciatrice decida di tornare a casa. Credo che i club con la miglior cultura, quelli più aperti ad accogliere ciò che tutti portano sul tavolo, siano quelli che riescono a mantenere più a lungo le calciatrici internazionali''.

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