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Juve, questo Kean non si ferma più

La Signora con 9 assenti presa per mano dal vecchio Bonucci e dal baby prodigio

Juve, questo Kean non si ferma più

Meno tre. Vittorie. Alla conquista dell'ottavo scudetto consecutivo. A Cagliari, la Juve fa quel che deve nonostante le nove assenze: gioca una partita concreta e alla fine porta a casa l'ennesima vittoria che l'avvicina ancor più al traguardo finale. Decisivo, nel primo tempo, un colpo di testa di Bonucci su angolo battuto dalla sinistra di Bernardeschi: tutto solo in mezzo all'area e palla in rete. Poi, nel finale, il raddoppio di Kean: cross di Emre Can dalla destra e tocco facile facile da pochi metri. A quel punto, l'atmosfera si è avvelenata: il numero 18 ha sfidato con lo sguardo la curva dei tifosi cagliaritani, Bonucci lo ha portato via e chiesto scusa al pubblico ma ormai il clima si era surriscaldato, anche sulle tribune dove è volato qualche ululato e buu razzista. Nulla di particolarmente grave è comunque accaduto, se non la sensazione che il giovane bianconero non abbia scelto il modo migliore per festeggiare la sua quarta rete in A. Quanto a Bonucci, ha segnato anche lui la quarta rete in questo campionato (dedicata a moglie e figli), mentre la Juve conta la ventunesima da palla inattiva, l'undicesima da corner e la dodicesima di testa: cifre significative, che certificano una superiorità anche fisica (oltre che tecnica) nei confronti della concorrenza.

Kean, si diceva. Titolare quasi per forza viste le assenze di Ronaldo, Mandzukic e Dybala. Disputando un primo tempo anonimo, facendosi notare solo quando l'arbitro Giacomelli gli sventolava sotto il naso un ineccepibile cartellino giallo per simulazione all'interno dell'area di rigore. Capito di avere esagerato, l'attaccante bianconero aveva almeno avuto il buon gusto di non protestare: testa bassa e via, magari a pensare che davvero di pastasciutta avrebbe dovuto mangiarne ancora un po' prima di potersi immaginare attaccante di sicuro affidamento in serie A. Si era poi comportato meglio nella ripresa, con più spazio a disposizione e un paio di sgroppate meritevoli di applausi, compreso un gol sfiorato dopo avere bruciato in velocità i due centrali avversari. Infine, il gol e l'esultanza sbagliata.

In ogni caso, la Signora aveva trovato altri modi per affacciarsi dalle parti di Cragno: prima con Caceres e poi con Matuidi, per esempio. Senza che il Cagliari - scolastico e quasi impaurito, senza vittorie contro i bianconeri dal novembre 2009 - riuscisse minimamente a impensierirla: soltanto pochi minuti prima dell'intervallo, una conclusione in scivolata da parte di Joao Pedro, imbeccato da Barella, terminava (alta) dalle parti di Szczesny. Troppo poco, decisamente, per impaurire la difesa a tre messa in campo da Allegri, con il solito Chiellini implacabile e un Caceres (poi sostituito da Bentancur, a causa di un problema muscolare alla coscia sinistra) in versione onesto soldatino. La Juve «quasi bis» era poi cresciuta nella ripresa, giocando con più scioltezza e mostrando un Pjanic vicino a quello dei giorni migliori, capace di danzare sul pallone coinvolgendo tutti i compagni.

In ottica Champions, buone notizie.

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