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Juve, rivoluzione Sarri. E adesso la Champions deve arrivare col gioco

Dopo Allegri si cambia completamente rotta Pogba e Milinkovic gli obiettivi con Icardi

Juve, rivoluzione Sarri. E adesso la Champions deve arrivare col gioco

Un mese esatto, trenta giorni spaccati dopo. La Signora si inventa il Sarri-day nella prima vera domenica di estate. La panchina della Juventus, vacante da quel 17 maggio, giorno dell'addio di Massimiliano Allegri, ha un nuovo padrone: Maurizio Sarri. È una scelta di rottura. Come lo era stata passare da Antonio Conte a Massimiliano Allegri. Prima la bandiera-condottiero, poi l'aziendalista-gestore. Ora tocca all'integralista-allenatore. La conferma della filosofia bianconera: quando si chiude un ciclo vincente, si cambia letteralmente pagina.

Ora toccherà a Sarri aggiornare il libro bianconero delle vittorie. La Juventus con lui ha deciso di intraprendere la via del gioco. Il comunicato ufficiale è un manifesto: «Dopo aver sollevato il suo primo trofeo continentale, adesso Maurizio Sarri ritorna in Italia». L'Europa League è anche l'unica «vera» vittoria del tecnico nato a Napoli. E per una società che insegue la Champions, l'idea di provarci attraverso un calcio propositivo è una scommessa. Il sarrismo è una novità nel dna bianconero dove «l'unica cosa che conta è vincere». Sarri firma un contratto triennale da sei milioni netti a stagione, al Chelsea va un indennizzo di gran lunga inferiore alla clausola da 5,5 milioni di euro: non dovrebbe superare il milione.

Sarri accompagnato dai luoghi comuni: la sigaretta, la tuta. In totale discontinuità con il suo predecessore, perché Allegri non concepiva un tecnico senza giacca e cravatta. Soprattutto arriva con l'etichetta del nemico. Ai tempi del Napoli non sono mancate le frecciate verbali, tante, e un gesto maleducato, uno. Però nel comunicato del Chelsea, la zarina Marina Granovskaia ha rivelato: «Maurizio desiderava tornare in Italia per essere vicino ai suoi genitori anziani». Una spiegazione che però non basterà alla sollevazione popolare in atto a Napoli, dove la parola «tradimento» si rincorre da piazza Plebiscito fino ai vicoli. La verità è che nessuno come i napoletani, sa quanto può dare Sarri a una squadra. Lui che ha fatto trent'anni di gavetta italiana, che ha fatto sognare davvero il Napoli dopo Maradona, lui che è stato dalla parte del popolo, ora si siede sulla panchina del padrone. Arricchito dall'esperienza inglese. I tifosi bianconeri sono scettici, ma Sarri può contare sul precedente di Allegri, accolto tra fischi e insulti. Andrea Agnelli ha rivelato che fu proprio lui a voler passare davanti ai tifosi. Come solo una società forte sa fare.

Verrà presentato in settimana, ma Sarri sta già lavorando da giorni alla sua Juventus. Sul centrocampo ha chiesto almeno un innesto di qualità. Pogba o Milinkovic Savic. Ieri il francese ha «salutato» i tifosi del Manchester United e fatto sognare quelli bianconeri: «Sono pronto per una nuova sfida». Potrebbe essere un ritorno a Torino. Come per Gonzalo Higuain. Il Chelsea non vuole riscattarlo, Sarri lo terrebbe volentieri, anche se nei mesi blues il Pipita ha deluso. Ma tutto dipende da Mauro Icardi, per il quale il nuovo allenatore della Juventus stravede. In difesa, detto di Demiral e Romero, il sogno è De Ligt, l'idea Marquinhos. Ma la curiosità è tutta per Cristiano Ronaldo agli ordini di Sarri.

Se funziona, il sogno Champions è realizzabile.

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