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Juve-Roma ritrova l'effetto Zeman: l'orgia dell'anticalcio

Due squadre che giocano bene, con Totti e Pirlo per icone ma fuori campo cattiverie, polemiche e il nemico numero uno

Juve-Roma ritrova l'effetto Zeman: l'orgia dell'anticalcio

Comunista salvato dal comunismo! Gli rinfacciò Giovanni Agnelli, insomma l'Avvocato, che sapeva essere più raffinato dei suoi dipendenti. Oggi un ex, Luca Vialli, lo chiama paraculo. E lui ribatteva con giri di parole che erano tutto veleno: lo sbalordimento per le masse muscolari di Vialli e Del Piero, l'invito a leggere le sentenze sportive, l'idea di togliere alla Juve i trofei vinti negli anni impuri, la battuta che gli scudetti saranno al massimo 22-23, il fatto che oggi lui è ancora in panchina e Moggi si è dissolto. «Vorrà pur dire qualcosa». Che poi la Juve abbia deciso di mandare in conferenza stampa Filippi e non Carrera, guarda caso alla vigilia della sfida con la Roma, è questione di stile: parola di Zeman. E forse stavolta non ha torto.

Nella hit parade delle partite più velenose del campionato Juve-Roma arriva sempre sul podio. Dipende dalle stagioni, ma oggi anche dal tecnico. C'è Juve e Juve. Quella sul campo che ha la faccia dura e ferocemente sportiva, una bella squadra, lo dice pure Zeman, che rifila gol e una attraente immagine di gioco. Poi c'è quella fuori campo che se la gioca a chi la dice più grossa, a chi la spara più forte, a chi avvelena meglio il pozzo, che ha messo l'Inter nel mirino, che vuol fare polpette di Zeman, che non sopporta la Fiorentina e i suoi tifosi eccellenti (ricordate Zeffirelli?). Zeffirelli, Zeman, che sia l'effetto zeta? Una volta era orgia del potere, oggi è solo orgia.

Con questa Juve il gioco dei veleni è routine. E da 14 anni il botta e risposta con Zeman fa parte del costo del biglietto. Stasera una sola novità: palcoscenico lo Juventus Stadium che ancora non ha ingurgitato il peggio del tifo bianconero contro il nemico numero uno. Di recente il tecnico è tornato a Torino con il Lecce, nel post calciopoli. Fu un vomito di insulti. E quel giorno Zeman si lamentò di non essere nero. Lo ha ripetuto ieri con altre parole. «Per un buhh! razzista scattano le multe, per novanta minuti di insulti nulla. Eppure lo dissi anche al delegato della federcalcio». E ora capirete perché il nostro quando gli capita randella la federcalcio.

Ma a Torino le idee, almeno in fatto di nemici, sono chiare e senza intransigenza: se l'Inter è la squadra da colpire, l'allenatore della Roma è l'insopportabile. Ed ora qualcuno teme pure che sia vera la tesi secondo cui Zeman è un vecchio cuore bianconero. Roba da far schiattare. «Tante volte portasse pure jella», scrivono sul web. «Vecchi tifosi sono stati anche Galliani e Pellegatti», ribattono i più sarcastici. Un modo per scaricare nell'ironia quel tanto di veleno che rischia di portare danni. Le sfide Juve-Roma sono sempre state piene di fischi e polemiche: dal gol annullato a Turone, misurato con i centimetri, alla rete di Nakata, arrivato nella capitale grazie a una norma cambiata in corsa, che servì lo scudetto alla Roma. Ma Zeman stimola gli istinti più nocivi, quando parla inocula veleno a presa rapida. Mourinho al confronto è un dilettante, certamente meno raffinato nel pensiero. Che poi, sul campo, le squadre del boemo non siano altrettanto inquinanti per gli avversari, è il tallone per rinfacciargli le troppe parole rispetto ai risultati. «In una partita ha vinto più Carrera che Zeman in tutta la vita», ha detto sprezzante John Elkann. Certo, se la Roma fosse come Zeman: pungente e pronta a colpire, forse anche la classifica sarebbe diversa. Invece la Roma è tipica squadra del personaggio: pensa all'attacco e si fa infilare in difesa. Proprio vero: tra il dire e il fare... Qualcuno dice che, fondamentalmente, Zeman non sa allenare. La Juve pensa che sarebbe meglio se non allenasse. Non la finiranno mai.

Il resto per fortuna è calcio: la Juve con Pirlo, la Roma con Totti. Ovvero il bello del pallone. Poi c'è il bello del caso: Capello passò dalla Roma alla Juve dopo averne dette di ogni sorta sui bianconeri. Ora Giulia Bongiorno, l'avvocato che fu di Totti e Andreotti, potrebbe entrare nel Cda bianconero, dopo aver partecipato alla difesa di Conte.

Non c'è conferma, ma come vedete: se non ci fosse Zeman, anche Juve-Roma diventerebbe un “Amici miei”.

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