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La "Juve" del rugby si gioca la Champions ma è già in B

I londinesi retrocessi per irregolarità però sono ai quarti in Europa. E metà squadra è in Nazionale

La "Juve" del rugby si gioca la Champions ma è già in B

Il boato è stato davvero forte. I media inglesi l'hanno etichettato come lo scandalo più grande di sempre nel mondo del rugby britannico. La notizia è deflagrata spazzando via i Saracens di Londra, squadra che dominava in patria, ma anche in Europa; squadra che negli ultimi anni ha composto la spina dorsale della Nazionale inglese, compresi lo storico capitano Owen Farrell e uno dei leader, Maro Itoje. I cannibali della palla ovale l'hanno fatta davvero grossa e sono stati retrocessi d'ufficio. Il caso è scoppiato per le irregolarità nel pagare gli stipendi ai giocatori, violando nelle ultime tre stagioni il salary cap di 7 milioni previsto dalla Federazione. Il tutto grazie a retribuzioni oscure che sgonfiavano il monte stipendi, essendo erogate non attraverso le casse del club, ma dall'ex presidente Nigel Wray, con fondi d'investimento, titoli finanziari o proprietà immobiliari. Così facendo gli stipendi erano dorati e la squadra poteva permettersi i big del panorama mondiale, aggirando il regolamento.

La vicenda è stata paragonata alla Calciopoli juventina del 2006. Anche i Saracens sono una realtà storica, datata 1876, e hanno vinto tre volte il campionato nazionale negli ultimi quattro anni, oltre a tre Champions, inclusa quella della passata stagione. Già nello scorso novembre erano stati puniti con 35 punti di penalità e l'obbligo di rientro nei limiti di spesa entro questo mese, ma il nuovo patron, Neil Golding, non è riuscito a evitare il peggio e la società è stata penalizzata di altri 35 punti. Declassamento matematico, con altre 14 inutili partite ancora da giocare e il paradosso di un percorso europeo tutto da vivere, visto che domenica scorsa un piazzato di Farrell ha qualificato i suoi per i quarti di finale contro Leinster. Gli sponsor, come Nike e Allianz sono in fuga, ma la società si è già detta disposta a risarcire gli abbonati per le partite rimanenti e a rispettare il contratto per i prossimi cinque anni che li vede impegnati a giocare nel nuovo stadio del Tottenham, cattedrale da 62 mila posti, nonostante il futuro tra i cadetti. Il problema si ripercuote anche sulla selezione inglese di Jones, che a quasi dieci giorni dal Sei Nazioni ha inserito sette giocatori dei Saracens tra i convocati. Domani è previsto il raduno in Portogallo, ma tira una brutta aria e il mediano di mischia Danny Care, che milita con gli Harlequins, aveva già sentenziato: «Devono restituire i trofei, vincere così non vale».

La bufera è appena scoppiata.

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