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Kean non è Ronaldo ma fa vincere la Juve

Continua il momento d'oro del baby attaccante Entra e salva una brutta Signora anche fischiata

Kean non è Ronaldo ma fa vincere la Juve

Torino Se dovevano essere le prove generali in vista dell'andata dei quarti di Champions contro l'Ajax, la Juventus farà bene a preoccuparsi. Perché, contro l'Empoli leggerino ma dotato di tecnica, la Signora ha dovuto ricorrere ancora al suo baby prodigio Moise Kean per portare a casa i tre punti. Non che un eventuale passo falso avrebbe compromesso la vittoria dell'ennesimo scudetto, ma è un fatto che il popolo bianconero si aspettasse altro dal tiepido pomeriggio torinese. Poi, alla fine, è andata bene così: il millennial ha completato nel migliore dei modi la sua otto giorni di gloria, segnando anche in campionato dopo avere buttato la palla dentro in azzurro contro Finlandia e Liechtenstein e, in definitiva, avanzando la propria candidatura a diventare davvero il vice Ronaldo. In sostanza, il ragazzo nato a Vercelli ha rappresentato la sola nota positiva di una partita che la Juve ha affrontato con lo stesso entusiasmo con cui un normale ragazzino affronta un giorno di scuola: poco o nulla, ecco.

Già senza Ronaldo («siamo ottimisti», aveva detto Nedved nel prepartita) e con Dybala fermato precauzionalmente durante il riscaldamento per un problema al polpaccio, Allegri sceglieva di cominciare con il 4-4-2 e Bernardeschi al fianco di Mandzukic. Quella del primo tempo era però una Juve imbarazzante, addirittura fischiata dai propri tifosi: lenta, pesante, senza riflessi e con poch(issim)e idee. Al punto che i toscani parevano loro i primi in classifica: quasi il sessanta per cento di possesso palla, occasioni create in buon numero sia con le incursioni di Krunic che con le zingarate di Pajac sulla sinistra. La Signora subiva, pressoché inerme: Cancelo era un mezzo disastro, imitato a sinistra da Alex Sandro (poi fischiato, al momento del cambio con Spinazzola), il centrocampo non trovava sbocchi e anzi inseguiva i vari Traorè e Bennacer, Mandzukic confermava il suo momento no (un colpo di testa molliccio e basta) e pure Bernardeschi non trovava il modo di accelerare. Insomma: a metà gara, se c'era una squadra che avrebbe meritato il vantaggio, questo sarebbe stato l'Empoli. Squadra più che piacevole, ecco: palla a terra e grande personalità, un po' quello che i bianconeri potrebbero trovare ad Amsterdam contro l'Ajax.

Poi, certo, l'intervallo portava consiglio. Allegri avanzava i due esterni difensivi arretrando Emre Can sulla linea di Rugani e Chiellini, la squadra inseriva un paio di marce in più e fin da subito Bernardeschi sfiorava il vantaggio con un inserimento centrale: l'ex viola ci provava anche da fuori, poi entrava appunto Kean (per Matuidi) e un paio di minuti gli bastavano per fare danni. In senso buono, ovviamente: lancio di Chiellini, spizzata di Mandzukic e destro vincente da appena dentro l'area. Faceva anche in tempo a sfiorare il bis, il Mosè' bianconero: Dragowski però gli negava la soddisfazione e Allegri quasi ringraziava, volendo che il ragazzino tenga i piedi ben piantati per terra. Comunque sia, quarto gol bianconero per lui in stagione (tre in campionato, uno in Coppa Italia), lo Stadium ai suoi piedi e magari, martedì a Cagliari, una maglia da titolare. Perché, con Dybala non al meglio, tanto varrà accelerarne il processo di crescita. «Lavoro per diventare un giorno come Ronaldo o Messi».

Auguri.

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