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Il ko col Barça e la scelta di Antonio

Il ko col Barça e la scelta di Antonio

Non tutti i Barcellona vengono per nuocere. Se mai l'Inter e Conte si fossero posti il dubbio, campionato o Champions?, la sconfitta del Camp Nou avrà placato l'assillo. L'allenatore lo ha ammesso a mezza voce: «La qualificazione è andata». Forse un po' frettoloso nella valutazione (difese di burro e ribaltoni sono all'ordine del giorno nella prima fase di coppa), sostanzialmente realista. Ma chi, sano di mente, avrebbe puntato sulla Champions anziché sul campionato, avendo fra le mani questa Inter? Il Barcellona le ha detto che è una squadra pronta a giocarsela contro chiunque in Europa, poi vincere è altra cosa. Ogni grande club si avvale di qualche top level, non stiamo parlando solo di Messi, Suarez o Cristiano Ronaldo. I migliori nerazzurri garantiscono qualità ed ora affidabilità, ma sono soprattutto routiniers eccellenti, qualcuno appena sotto il top. Semmai l'Inter può dirsi conscia di avere gente (Sensi, Barella, Lautaro) che sa stare in campo internazionale, facendo a spallate senza perdere il colpo: un buon risultato. Poi magari si perdono per fatica fisica, inesperienza, imprecisione al tiro, perché Messi e Suarez non si inventano. L'Inter ha trovato un Barcellona ideale (per batterlo), si è fermata sull'uscio dell'impresa esattamente come Conte continua a fermarsi sull'uscio di un qualificante cammino europeo: finora ha sconfitto solo Atletico Madrid e Chelsea fra i grandi club. Ma stavolta il gioco vale la scommessa: il tecnico rischia ancora di rimetterci la faccia in Europa, sapendo però che avrebbe dovuto scegliere fra ambizione personale o realismo sugli obbiettivi. Il Barcellona, e non l'arbitro (pasticcione sui falli, ma credibile sul non rigore), ha offerto la chiave di lettura e la scelta di opportunità. Anzi, una onorevole via d'uscita. In Europa almeno 6-7 squadre sono più forti dell'Inter. Suning crede nel mercato italiano: ha progettato un'offensiva a suon di miliardi. E, a Barcellona, l'Inter ha avuto l'ennesima conferma: non conta una bella faccia, conta vincere sennò tutto in fumo. A cominciare dalla sfida con la Juve.

Ora è ben chiaro che lo scudetto non è più un'alternativa: è l'unico obbiettivo reale.

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