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Kondo sbatte la porta per andarsene dall'Inter

Il francese non si presenta all'allenamento: vuole il Valencia. Spalletti: "Non si fa così..."

Kondo sbatte la porta per andarsene dall'Inter

Milano - Storie di amori e ricatti, allenamenti saltati e voglia di cambiare. Interpreti il calciatore, bizzoso e contrattualmente atipico dipendente, e le società, effimere padrone di un valore sportivo e umano finito in un circolo sempre più vizioso; dove, a comandare, sono atleti e procuratori affamati di denaro.

L'ultimo rivoltoso è Kondogbia, che ieri non si è presentato all'allenamento dell'Inter nel tentativo di forzare la mano per essere ceduto al Valencia. Affare lontano dalla conclusione, visto che gli spagnoli lo valutano 20 milioni, 10 in meno rispetto alla richiesta nerazzurra. Dunque, che fare? La società riflette, Spalletti non lo convoca per l'amichevole di stasera con il Betis a Lecce (ore 20.30, diretta Sky Sport 1 e Sky Supercalcio): «Aveva idea di cambiare, per convincerlo qualcuno gli ha fatto promesse le parole del tecnico ma le promesse doveva farle anche a noi; non lo abbiamo pagato due lire... Non ci si comporta così». Stasera si rivedrà in campo invece Icardi, fresco di convocazione da parte dell'Argentina per le sfide di qualificazione a Russia 2018 con Uruguay e Venezuela. Fuori dalla lista albiceleste, per scelta tecnica, Higuain.

Quello di Kondogbia è solo l'ultimo di tanti ribelli che, per forzare la cessione, cercano d'imporsi sulla società. Il caso più recente è quello di Dembele, il quale oltre a non presentarsi all'allenamento ha proprio fatto perdere le tracce: «Non sappiamo dove sia», ha riferito Bosz, tecnico del Borussia Dortmund. Il giocatore è nel mirino del Barcellona, pronto a sborsare 130 milioni di euro. «Non è stato raggiunto alcun accordo, l'affare difficilmente si concretizzerà». La nota ufficiale del Borussia Dortmund, che respinge le advances blaugrana, non è servita però a placare l'ira di Dembele.

E che dire di Coutinho, che dopo la comunicazione ufficiale del Liverpool di non volerlo lasciar partire ha richiesto ufficialmente di poter essere liberato, per andare anche lui al Barcellona. Oggi, intanto, guarderà i compagni in tv sfidare il Watford.

La storia recente del calcio è portatrice di molti esempi di atleti che, in un modo o nell'altro, hanno detto no ad accordi già conclusi tra le società: Manolas, con il suo no allo Zenit San Pietroburgo, ha tenuto in scacco una Roma che ha dovuto rinunciare a 40 milioni di euro forzando, di fatto, l'uscita di Rudiger poi ceduto al Chelsea. Sull'altra sponda del Tevere non si sta di certo meglio, con i casi di Biglia e Keita che hanno animato e stanno ancora animando la tifoseria laziale.

E per un Cassano che si ritira, si lega al Verona e poi ci ripensa in meno di 24 ore, c'è anche chi vuole cambiare e lo fa scappando addirittura in Serbia: è il caso di Maksimovic, che non si presentò l'anno scorso al ritiro del Torino tornando in patria prima di approdare al Napoli.

Data 2014, invece, l'esempio di forzatura netta e decisa da parte di una società: la doppia e contemporanea assenza ai rispettivi campi di allenamento di Juventus e Inter di Vucinic e Guarin non portò alla conclusione dell'affare per la presa di posizione di Thohir. Con i due atleti che dovettero mandar giù il boccone amaro.

Ma il calciatore non è sempre e solo sregolatezza: lo scorso 10 luglio, ad esempio, Perisic si presentò regolarmente a Milano per sostenere le visite mediche con l'Inter. Nonostante un concreto interesse da parte del Manchester United.

Nelle trattative di mercato è meglio non dare niente per scontato, ma ogni tanto un po' di buon senso di certo non guasta.

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