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L’Italia azzurra si lamenta: "Giustizia lenta e intempestiva"

Chiellini parla per i compagni dopo il ricomparire delle inchieste giudiziarie: "Tempi troppo lunghi. Vorremmo tutti che le situazioni si risolvessero rapidamente. L’arresto di un calciatore fa notizia, poi passano mesi e non succede niente"

C’è un’Italia a muso lungo ed è quella di Prandelli. Nessun problema calcistico. Ma sarà casuale, oppure no, appena si parla di Italia, nel senso di azzurri, rispuntano le inchieste delle procure. C’è finito dentro ancora una volta Andrea Ranocchia, appena ripescato dalla nazionale. Gli azzurri non hanno gradito e stavolta alzano la voce. Se ne occupa Giorgio Chiellini. Cinque mesi fa, in clima pre europeo, fu capitan Buffon a prendere le difese del calcio contro le strumentalizzazioni delle procure. Oggi parla l’altro senatore, un po’ amareggiato. «È sempre la stessa storia: non c’è il campionato, meno partite, la nazionale fa clamore, e rispuntano discorsi del passato. E poi alla fine non succede nulla: ingiusto, ma normale». Stavolta si è preoccupato perfino il presidente Abete, che ha cercato di stemperare la situazione. «Le parole di Manganelli - dice il presidente Figc - si riferiscono a inchieste aperte, che conoscevamo, e di cui la procura federale attende gli sviluppi». Come dire: ce la potevano evitare. Si, c’è un po’ di gusto del protagonismo in questo soffiare su argomenti, fatti e situazioni abbastanza noti. Le novità vanno dette subito e, al momento opportuno, e non solo quando sai di poterti prendere qualche lembo di palcoscenico.
I tempi della giustizia ordinaria e di quella sportiva, le attese per situazioni sospese sono esattamente ciò che infastidisce gli azzurri. Chiellini è stato chiaro: «Non sono addentro ai meccanismi della giustizia, ma i tempi sono un po’ troppo lunghi. Vorremmo tutti che la situazione si risolvesse rapidamente. E da persona comune, l’auspicio è che ci sia maggiore celerità nella giustizia. Noi alla Juve ci siamo passati con Pepe e Bonucci: per tanto tempo citati, e poi risultati estranei. C’è poi il caso di Mauri, che è davvero esemplare. È stato in carcere, poi rilasciato, ora gioca: ed è successo tre o quattro mesi. Da qualche parte l’errore ci sarà, no?».
Chiellini parla per tutti e sottintende qualcosa di molto chiaro: «L’arresto di un calciatore fa notizia: non è questione di sentirsi sotto tiro. Ma sono fatti: persone sono state date per colpevoli, poi sono passati mesi e non è successo nulla». Il filone di inchiesta di Bari, tra l’altro, riaccende l’attenzione attorno ad Antonio Conte. Anche se, stando agli atti, la situazione è molto diversa da quella di Siena. Chiellini non ha dubbi: «Non credo si ripeta lo stesso copione. Tutti dobbiamo aspettare di sapere bene le cose, senza fermarci agli spifferi...Ma sul nostro allenatore sono tranquillo, la sua situazione è superata e non vediamo l’ora che torni in panchina».
Intanto la giustizia sportiva si è ricordata che il Napoli non si è presentato alla premiazione della Supercoppa. Il presidente De Laurentiis fece un po’ di show e ordinò di non partecipare alla premiazione che vedeva la Juve vincitrice. Oggi è stato deferito. E con lui Antonio Conte per dichiarazioni contro gli organi di giustizia sportiva. Si parla ancora di fatti estivi.

La Procura lumaca non si smentisce mai.

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