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L'addio forzato di Marotta oscura lo strapotere Juve

"Ho cresciuto i dirigenti del futuro. Ora un altro club". L'Inter? E potrebbe lasciare anche Paratici

L'addio forzato di Marotta oscura lo strapotere Juve

Ci sono foto nell'album dei ricordi che riviste con il senno di poi, fanno capire tante cose. Il blitz di Andrea Agnelli nel resort in Grecia da Cristiano Ronaldo, per la firma del contratto; il ds Fabio Paratici al fianco di CR7 nel giorno della presentazione. Con ogni probabilità in quei giorni era già iniziato l'addio di Beppe Marotta alla Juventus. Nonostante tutto. Perché la sua bravura e importanza trovano conferma in una considerazione: il suo distacco dalla Signora ha oscurato addirittura la vittoria sul Napoli della squadra di Allegri, nonostante possa rivelarsi la prima spallata da scudetto.

Avanza così la Juventus dei quarantenni. Ma non è una questione di ringiovanimento, almeno per chi non voglia fermarsi alla superficie delle cose. Bastano le parole del giorno dopo di Marotta per capire. «Credo di aver accompagnato nella crescita il presidente Andrea Agnelli, che oggi è una figura centrale nello sport nazionale ed internazionale», dice l'ormai ex ad bianconero. E ancora: «Ho fatto crescere tanti giovani dirigenti, che saranno il futuro del club». E si pensa a Fabio Paratici e Pavel Nedved. E qui c'è un'altra foto che spiega tutto: il rituale di presidente, vicepresidente e direttore sportivo insieme a bordo campo per seguire il riscaldamento della squadra nelle grandi partite. È l'eredità di Marotta che non se ne va sbattendo la porta, ma potendo scegliere avrebbe sicuramente preferito un altro finale perché questo lo definisce «doloroso». E così prova a rivendicare una paternità anche nella Juve che verrà. «Non c'è stato un motivo scatenante - spiega - è una situazione voluta dalla società e io mi adeguo».

Non è solo la voglia di Agnelli di accrescere ulteriormente la sua centralità nella società. Basta pensare che già tutta l'area ricavi fa capo al presidente. Dopo otto anni il rapporto è andato esaurendosi, i contrasti non sono mancati. Ce n'è per tutti i gusti: l'affare Cristiano Ronaldo sul quale Marotta avrebbe espresso perplessità; divergenze sulla gestione dello staff medico; la questione ultrà-biglietti. Tutte ipotesi che trovano smentite su entrambi i fronti.

Che hanno già voltato pagina. La Juventus oggi presenterà la nuova lista dei consiglieri: il numero scenderà da dodici a nove. Ieri per la carica di ad è circolato anche il nome di Maurizio Arrivabene, che già siede nel cda bianconero, ma è difficile che il team principal possa lasciare la Ferrari. Comunque il suo profilo si sposerebbe con la figura «interna» rispondendo alla strategia dettata dal club bianconero, mentre circolavano i nomi di Carnevali, Uva e Zidane. Tra le ipotesi «interne» avanzano quelle di Marco Re ad e di Stefano Bertola dg.

Sicuramente cresceranno le responsabilità di Nedved e di Paratici. Ma qui bisogna aprire una parentesi perché si sussurra che la rivoluzione bianconera potrebbe non fermarsi a Marotta. Infatti si racconta che anche il ds potrebbe lasciare a fine stagione. Non è mistero che il dirigente goda di stima all'estero: dalla Premier League (Manchester United e Tottenham) alla Liga (Real Madrid). Anche se la Juventus ribadisce che Paratici è al centro del progetto.

Al contrario di Marotta che si rimette sul mercato: «Non escludo di potermi accasare in un grande club. Vorrei ripresentarmi nella prossima stagione al timone di un'altra società». L'Inter non sta a guardare. Ci sarebbe stato già un abboccamento. La destinazione nerazzurra sarebbe gradita a Marotta. L'ex ad della Juventus al comando dell'Inter. La rivincita delle rivincite. Se così fosse magari queste parole assumerebbero altro significato: «Juve in finale di Champions? Ne sarei orgoglioso, perché questa squadra è frutto anche del mio lavoro, oltre a quello di Nedved, Paratici e Allegri. Sarei lì a tifare la mia ex squadra».

Manca Agnelli, ma forse è solo un caso.

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