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L'Ajax e due ricordi in chiaroscuro. La prima finale persa e l'ultima vinta

Cruijff nel '73 con la coppa e la maglia bianconera, segnale per CR7?

L'Ajax e due ricordi in chiaroscuro. La prima finale persa e l'ultima vinta

Cristiano Ronaldo con la maglia della Juventus contro l'Ajax. Non è un sogno, è la realtà. Johann Cruijff con la maglia bianconera e la coppa dei Campioni tra le mani. Non è uno scherzo, è l'immagine vera, durissima per i tifosi juventini, di quel maggio del Settantatre, nello stadio di Belgrado, quando all'Ajax bastarono cinque minuti, un traversone di Blankenburg, il colpo di testa di Johnny Rep in anticipo sul calabrese Silvio Longobucco, per decidere risultato e finale. Dunque Cruijff volle e indossò, sul campo, quella maglietta come trofeo, restando il sogno mai realizzato per Boniperti e tutto il popolo dei tifosi bianconeri. Accanto a Cruijff, nella fotografia ricordo, i suoi sodali, roba grandissima tipo Neeskens, Krol, Keizer, la generazione che rese superba l'arancia meccanica della nazionale olandese, finalista mondiale un anno dopo, contro la Germania di Beckenbauer.

Era il tempo delle speranze, la Juventus disponeva di due stranieri di tramonto, Josè Altafini tra i titolari ed Helmut Haller tra le riserve.

Belgrado e lo stadio della Stella Rossa rappresentavano il regalo di una stagione europea non proprio esaltante. Fu una trasferta da gita turistica alla quale partecipò anche il giardiniere del campo Comunale e tifosi in frac e tuba. Fu un viaggio difficile per la folla bianconera, l'aereoporto di Caselle in sciopero, code chilometriche di bus verso la Jugoslavia.

Non ci fu mai partita, l'Ajax era più forte, punto e basta. Dopo il gol, gli olandesi si allenarono, la Juventus provò a reagire con il cuore, non potendo con i muscoli e la tattica.

La storia si sarebbe ripetuta a Roma, nel Novantasei. Stavolta, però, con un epilogo diverso e una trama opposta. Gli olandesi non avevano più leggende in campo ma giovani virgulti e comunque titolari della coppa, reduci da una sola sconfitta nel torneo. Gli juventini avevano eliminato, nei quarti, il Real Madrid, c'erano, dunque, le premesse per una finale più vera, più equilibrata, più giocata. Ravanelli andò al vantaggio, festeggiato con la corsa sua pazza, coprendosi il volto con la maglia. Il finlandese Litmanen riportò il pari, poi i supplementari, poi i rigori.

E qui Edgar Davids commise il primo erroere, così Siloy, i bianconeri non sbagliarono un colpo, Ferrara, Pessotto, Padovano, Jugovic, fu la coppa al cielo, portata dalle mani di Gianluca Vialli che, subito dopo, annunciò il proprio trasloco in Inghilterra al Chelsea.

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