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L'Apache mette le frecce la Juve ritrova il sorriso

La Fiorentina tiene testa ai bianconeri, va in vantaggio, raggiunta sbaglia un rigore e la doppietta di Tevez la stende

L'Apache mette le frecce la Juve ritrova il sorriso

Torino - Niente scudetto ieri. Ma la Juve - lasciata sola nell'occasione da Andrea Agnelli, volato in Brasile per il consiglio di amministrazione di Fca - fa comunque quel che deve: batte la Fiorentina (3-2) e rinvia la festa forse a sabato pomeriggio, quando renderà visita alla Sampdoria. Un punto a Marassi significherà il quarto tricolore di fila, indipendentemente da quello che farà la Lazio domenica a Bergamo: e se la matematica certezza arriverà tre giorni prima di sfidare il Real Madrid nella semifinale di andata di Champions, tutti a nanna presto comunque perché altro non si potrà fare davvero. Quanto alla Fiorentina, la quarta sconfitta di fila mette seriamente in pericolo la qualificazione all'Europa League e del resto con una difesa del genere diventa difficile immaginare di fare tanta strada: se poi Rodriguez fallisce il rigore del 2-2, saluti e baci ai sogni.

Con gli striscioni rovesciati e senza gli incitamenti della curva Sud - silenziosa e offesa per la decisione di vietare sabato la trasferta di Genova, contro la Sampdoria - la Juve comincia piano piano. Llorente fa coppia con Tevez, Sturaro fa riposare Vidal e nell'irreale atmosfera dello Stadium bisogna aspettare una quindicina di minuti per vedere il primo tiro in porta. Autore Sturaro, con Neto che manco si impressiona: il portiere brasiliano qualche minuto dopo vede invece Llorente girarsi in mezzo all'area e calciare debolmente, lamentandosi poi per una leggera trattenuta che l'arbitro Banti sceglie giustamente di non punire. La Viola fa il suo, ma nemmeno poi troppo: gioco appoggiato su Salah appena possibile, Badelj a far girare il pallone senza avere però la qualità di Pizarro, Gomez al solito poco incisivo e comunque ben controllato da Barzagli e Chiellini. Atmosfera strana a dir poco, ecco: addirittura, appena prima della mezzora, la Sud fischia i tifosi degli altri settori che cominciano a incitare Pirlo e compagni. Paradossale per non dire altro, ma così va il calcio italiano in mano agli ultras: Aquilani nel frattempo sfonda sulla destra, ma Buffon è attento. Tempo un paio di minuti e stavolta è Joaquin a trovare il guizzo giusto dal lato opposto: Pirlo lo stende, Banti indica il dischetto e Rodriguez piazza un missile all'incrocio impossibile da intercettare. La goduria viola dura però meno di un respiro profondo: punizione per la Juve che assomiglia a un corner corto dopo un (dubbio) fallo di Neto su Sturaro, zuccata di Llorente (ultimo gol, proprio contro i toscani, in Coppa Italia lo scorso 3 marzo) e pareggio immediato.

Seguono un mezzo miracolo di Neto su colpo di testa di Evra e un paio di occasioni potenziali per la squadra di Montella che lavora più che discretamente sugli esterni. Siccome però davanti a Neto agisce una specie di banda del buco, la Juve trova il tempo di chiudere il primo tempo addirittura in vantaggio: cross di Evra dalla trequarti, Basanta va a farfalle e Tevez ringrazia, festeggiando con una sviolinata dedicata a tutto lo stadio il suo colpo di testa vincente. Per l'Apache, rete numero 27 (arriverà poi anche la ciliegina numero 28) di una stagione a dir poco straordinaria e atmosfera dello Stadium di nuovo calda: quando il tifo organizzato ritrova la voce, scagliandosi contro i giornalisti e inneggiando ai diffidati, la partita può riprendere tranquillamente. E Allegri comincia a pensare al Real Madrid: fuori Pirlo e dentro Vidal, Marchisio in regia e avanti con il pilota automatico fino a quando Chiellini decide di stendere Joaquin in mezzo all'area: peccato che Rodriguez stavolta calci direttamente in curva il secondo rigore della serata e che due minuti dopo un'invenzione di Marchisio permetta a Tevez di battere ancora Neto festeggiando la settima doppietta in serie A.

A nulla servirà la perla finale di Ilicic, su punizione: per la Signora è l'apoteosi, per la Viola un'altra serata da dimenticare.

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