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L'appello per Expo 2015: salviamo il Museo del Ghisallo

Tam tam tra imprenditori e amministrazioni pubbliche per salvare un luogo carico di storia e di memorie: i grandi del ciclismo hanno lasciato i loro cimeli, Magni ne ha fatto una struttura fissa, ma dopo soli sette anni è calata la saracinesca

L'appello per Expo 2015: salviamo il Museo del Ghisallo

Era il 1949 quando gli ultimi due ciclotedofori portarono in cima al Ghisallo la fiaccola votiva, benedetta a Roma da Pio XII, con relativa proclamazione di patrona universale dei ciclisti proprio di quella Madonna proprio di quel Santuario. Non erano tedofori comuni, i tifosi in festa li accompagnarono con applausi e acclamazioni: si chiamavano Bartali e Coppi.
Da quel giorno, tanta storia e tanti campioni hanno scalato i tornanti della leggendaria salita, portando i loro voti, le loro speranze, i loro dolori, i loro ringraziamenti. E proprio perchè questo patrimonio di ricordi - maglie, borracce, biciclette - ma soprattutto di sentimenti profondi, non andasse disperso, il mitico Fiorenzo Magni si impegnò con tutto se stesso per realizzare un grande museo, approdo e luogo di culto per tutta l'umanità delle due ruote. Il suo sogno si realizzò soltanto sette anni fa, con l'inaugurazione del 14 ottobre 2006. Purtroppo, la bella avventura è già al capolinea: dall'altro giorno, saracinesche calate sul forziere dei ricordi. Tre piani di memoria chiusi per mancanza di fondi. Una gestione pasticciata, con poca passione, nonchè l'oggettiva scomodità del luogo - più che altro meta di ciclisti del mondo amatoriale -,un po' di crisi generale e il risultato è questo: licenziata la segretaria, in cassa integrazione fino al 31 dicembre i due impiegati, buio e gelo dentro le sale. Game over, fine dei ricordi e dei pellegrinaggi. Al momento la chiusura è annunciata fino al 31 marzo, ma è un modo elegante per dire che senza fatti nuovi diventerà a oltranza.
I fatti nuovi attesi dagli ultimi innamorati del Museo, soprattutto i figli di Magni, sono molto semplici e concreti: soldi e promozione. Un vero appello sta circolando con un tam tam continuo negli ambienti dell'imprenditoria privata e delle amministrazioni pubbliche. I capitani d'industria innamorati del ciclismo - i Colnago, gli Squinzi - hanno già annunciato la loro disponibilità a dare una mano. Ma è chiaro che serve un progetto serio e vero: coinvolgimento delle scuole e dei gruppi sportivi, attività di ricerca e di promozione, organizzazione di eventi a tema. Un'idea di Museo viva, che faccia da volano per mille possibilità future. A questo pare punti anche la Regione, per bocca degli assessori Rossi (sport) e Cappellini (cultura). La speranza è che nasca un movimento davvero sensibile, davvero convinto, così che il Museo del Ghisallo la smetta di essere un luogo morto e diventi invece un centro vitale e frequentato. Servono soldi, ma prima di tutto servono idee. Ovviamente entro il 31 marzo, perchè davvero quel giorno il brutto periodo del "chiuso per fallimento" venga superato e diventi una pagina nera del passato. L'alternativa è che la Milano - la Lombardia - dell'Expo 2015 si presenti con una triste saracineasca abbassata.

Abbassata sulla grande epopea dei campioni di tutti i tempi.

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