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L'Atalanta saluta Bergamo e vuole chiudere lo stadio in zona Champions

Gasp: «C'è tanta elettricità, speriamo che ci dia la carica». Ilicic in dubbio, basterà Zapata?

L'Atalanta saluta Bergamo e vuole chiudere lo stadio in zona Champions

L'euforia aleggia nell'aria, Bergamo quasi non dorme la notte per cullare un finale da sogno. E la parola finale non è per niente casuale. Stasera un altro tutto esaurito, all'Atleti Azzurri d'Italia, per salutare un'Atalanta che giocherà le ultime partite casalinghe di campionato al Mapei di Reggio Emilia, per lasciare spazio alla ristrutturazione del vecchio stadio bergamasco. Un'Atalanta che vuol salutare il pubblico di casa nel migliore dei modi, sfidando l'Udinese per chiudere una settimana perfetta, dopo il colpaccio di Napoli e la vittoria contro la Fiorentina. Sarebbe il viatico ideale per tuffarsi nel mese di maggio, in 26 giorni balla una stagione intera, con quattro partite di Serie A e la finalissima di coppa Italia contro la Lazio il 15 maggio.

Per la sfida ai friulani si riparte da una solida certezza e da una mezza incognita: la prima è Duvan Zapata, ex che fa paura, la seconda è Josip Ilicic, unico vero dubbio per l'undici di partenza, ma allo stesso tempo pedina a cui è difficile rinunciare come dimostrano le prestazioni e i numeri di una seconda giovinezza. Ilicic è l'unico della rosa a essere andato in doppia cifra con gol (12) e assist (10) in questa stagione, considerando tutte le competizioni, ma è da un po' che stringe i denti per via di un fastidio al ginocchio. Gasperini dovrà scegliere se lanciarlo da titolare dietro a Gomez e Zapata oppure partire con Pasalic come a Napoli: «Il ragazzo sta bene, farò le mie valutazioni, l'unico indisponibile è Toloi» ha dichiarato alla vigilia l'allenatore, che dai suoi pretende il successo: «Non facciamo calcoli e non andiamo avanti a pareggi, l'elettricità che c'è nell'aria deve farci ricaricare le pile. A Roma ci andremo, adesso pensiamo al campionato, non vorrei che ci facessimo prendere troppo dall'euforia...».

La certezza, si diceva. Duvan Zapata per l'Atalanta lo è nel vero senso della parola, è sceso in campo 42 volte in questa stagione e nessuno è stato chiamato in causa più di lui. Ha vestito la maglia dell'Udinese, ma da quando se n'è andato gli ha fatto gol quattro volte. Contro i friulani proprio all'andata ha siglato la prima tripletta in Serie A, con due gol di rapina e un rasoterra a giro, ma senza mai accennare a un'esultanza. Anzi, raccontando un simpatico aneddoto: «A casa i bambini mi aspettano con il pallone delle triplette. Devo stare attento, Dayton, il più piccolo, mi ha già rotto un televisore».

Il colombiano risulta ancora l'acquisto più costoso del club, con un prestito biennale da 14 milioni e il riscatto fissato a 12, ma in compenso abbina finalmente efficacia e lavoro sporco come non era riuscito a Petagna e Cornelius. Fisicità che straripa, attitudine al sacrificio e versatilità nell'attaccare gli spazi fanno di lui l'apriscatole ideale per il gioco del Gasp. Un gioco che nell'anno solare ha portato l'Atalanta a essere la seconda squadra con più punti (28 contro i 35 della Juve) e a infilare una striscia d'imbattibilità che dura da 8 partite.

È un sogno, non svegliate la Dea.

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