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La Lazio perde Immobile, non il ritmo Champions

Stiramento per il capocannoniere, Luis Alberto sbaglia un rigore e Milinkovic piega il Toro

La Lazio perde Immobile, non il ritmo Champions

Avrebbe dovuto essere la partita degli attaccanti. Nello specifico, Ciro Immobile e il Gallo Belotti. Invece, come non detto: Toro-Lazio ha spedito sugli scudi prima Salvatore Sirigu, di professione portiere, e poi Sergej Milinkovic-Savic. Granata dalla scorsa estate il primo, dopo qualche anno in giro tra Francia e Spagna, laziale dal 2015 il secondo. E dunque: Sirigu ha parato un rigore a metà primo tempo a Luis Alberto, capitolando però (senza colpa) a inizio ripresa quando il serbo ha deviato in rete di testa un angolo battuto proprio dal compagno che aveva fallito la conclusione dagli undici metri. Risultato: la Lazio si impone al Grande Torino e si avvicina sensibilmente alla qualificazione in Champions, raggiungendo di nuovo i cugini della Roma a quota 70 e, soprattutto, distanziando l'Inter di quattro lunghezze. Dal canto suo, il Toro continua nella sua stagione più insipida che altro, con una classifica che non è né carne né pesce. Prima o poi, anche Cairo dovrà decidere cosa fare da grande: se allestire una squadra davvero degna di puntare all'Europa o se accontentarsi di vivacchiare in mezzo al gruppone.

Due protagonisti su tutti, allora. Sirigu per primo, Milinkovic-Savic per secondo. Un portiere e un centrocampista con il vizietto del gol, visto che con quello di ieri è arrivato a quota 11 in campionato: pezzo pregiato del mercato, anche, con Lotito che però non mollerà facilmente l'osso e che, nel caso, se lo farà pagare caro per non dire carissimo. Del resto, impossibile dargli torto. A 23 anni, il serbo ha infatti tutto per dominare la scena: 191 cm, grande struttura fisica e resistenza, piedi educati, intelligenza tattica di prim'ordine e cattiveria giusta. Tutte doti messe in mostra contro il Toro, essendosi anche procurato il rigore poi fallito da Luis Alberto. Un momento, quello, in cui la scena se l'era presa Sirigu: numero uno per davvero, tra i più positivi della truppa granata nel corso dell'intera stagione. Al punto che adesso pare essere finito pure nel radar del Napoli, alle prese con l'eredità di Reina: discorsi e scenari che verranno. Prima, il trentunenne nuorese ha fatto tutto quanto in suo potere per aiutare il Toro: ha parato tutto il parabile prima e dopo il rigore, sia nel primo che nel secondo tempo. Dicendo di no a Murgia appena cominciato il match, ripetendosi poi su Lucas Leiva e non solo: protagonista assoluto, ecco. Come non sono riusciti a essere, per motivi diversi, Immobile e Belotti: il primo aveva terminato le sue fatiche dopo nemmeno un quarto d'ora dopo un tentativo di allungo che quasi certamente ne ha decretato la fine della stagione, mentre il secondo ha confermato anche ieri di essere il lontano parente del Gallo valutato cento milioni.

Il Toro ha in definitiva fatto quello che ha potuto, venendo battuto da una Lazio con più qualità e piedi decisamente migliori. Vero che Ljajic ed Edera (interessante, il prodotto della Primavera del Toro) hanno provato a pungere pure loro giocando da trequartisti, ma Strakosha ha trascorso una serata tutto sommato tranquilla.

Festeggia quindi con merito la Lazio, arrivata a dodici successi in trasferta in questo campionato: risultato storico per i biancocelesti, che in una singola serie A non ne avevano mai ottenuti più di nove.

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