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LeBron supera l'idolo Jordan. Ma i Lakers non decollano

James diventa il miglior marcatore in attività della Nba Eppure il club di Los Angeles è in crisi e fuori dai playoff

LeBron supera l'idolo Jordan. Ma i Lakers non decollano

La gioia nel momento più brutto della stagione, quello dei bilanci negativi. Nella notte tra mercoledì e ieri, intorno alle 6 italiane, LeBron James ha ricevuto la palla all'altezza della linea del tiro libero, è partito verso il canestro e ha segnato subendo anche fallo da Torrey Craig dei Denver Nuggets. Erano i punti numero 32.292 e 32.293 in regular season della sua carriera, quanto bastava per superare nientemeno che Michael Jordan e salire al quarto posto assoluto della classifica Nba, dopo Kareem Abdul-Jabbar, Karl Malone e Kobe Bryant, curiosamente tutti giocatori che hanno avuto una carriera più o meno lunga nei Los Angeles Lakers, l'attuale squadra di James, che ha compiuto 34 anni lo scorso 30 dicembre. Lakers sconfitti anche in quella partita e scesi a 30 vittorie e 35 sconfitte. I gialloviola sono alle prese con una stagione in caduta libera, anche a causa degli infortuni che ad esempio l'altra sera hanno costretto James a giocare in quintetto con quattro colleghi che tutti assieme avevano giocato solo 200 partite nella lega americana. Fuori dalla corsa per i playoff, ritratto negli ultimi giorni, con un po' di accanimento, in un paio di atteggiamenti un po' svagati, James si è emozionato tantissimo per il traguardo toccato.

Da ragazzino Jordan era il suo idolo e il suo modello, anche nei dettagli come il risvolto in vista della fascia elastica indossata attorno al polpaccio. Sulle sue scarpe da gioco, contro Denver, LeBron aveva scritto Thank You M.J.' e l'omaggio è proseguito nell'emozione mostrata nel timeout successivo al record, quando è stato mostrato un video celebrativo, e nelle parole del dopopartita: «È una gioia pari a quella di vincere il titolo. Tanti anni fa ero solo un ragazzino dell'Ohio che aveva bisogno di un modello e Jordan lo è stato, per me. Volevo fare tutto come faceva lui e sognavo di essere io, un giorno, quello a cui tanti ragazzini si potessero ispirare».

Missione compiuta, portando sulle spalle la casacca 23: numero storico di James, scelto ovviamente in omaggio a Jordan, anche se LeBron ha vinto titoli indossando in realtà tre numeri diversi, ovvero il 32 al liceo, il 6 a Miami (dove il 23 era stato ritirato in onore di Jordan) e proprio il 23 a Cleveland, al suo ritorno. MJ ha giocato complessivamente 15 stagioni nella Nba, chiudendo con una media di 30,1 punti, mentre James è alla sedicesima (la prima a Los Angeles dopo la lunga esperienza con i Cavaliers e la parentesi a Miami) ed è sui 27,2.

Resta il divario nei titoli vinti, sei a tre in favore di Jordan che oltretutto non ha mai perso una finale al contrario del suo erede (sei), ma un paragone è comunque quasi impossibile anche a causa della differente personalità e del diverso mondo mediatico: a suo tempo Michael Jordan era stato criticato per averci messo troppo (sette stagioni) prima di vincere un titolo, mentre LeBron James, in questa epoca dei social media, è stato massacrato per molto meno.

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