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La legge del Maccabi non fa sconti a Milano Armani, addio Forum

Gli scorpioni dell'Emporio Armani diventano rane dalla bocca larga che vanno a fondo nell' ultimo quarto, un 30 -9 a 43" dalla fine, si giocano la qualificazione alle finale di eurolega dopo aver condotto per tre tempi, esaltati soltanto dalla notte speciale del solito Langford da 28 punti. Il Maccabi stravince, Milano si inginocchia. Un dolore, una delusione. Soltanto Langford. Dall'altra parte hanno fatto i gatti sornioni e alla fine tutti sembravano tigri per un meno venti (86-66) umiliante fotografato dal 7 su 17 nei liberi di Milano che dice tutto. Doveva essere la difesa a garantire tutto, è saltata quasi sempre per aria sui giochi al centro e poi, alla fine ha visto il professor Smith usare il suo bisturi nella pioggia di tiri da 3 punti.
Milano è diventata acqua di mare quando si è fermato il suo lanciere e gli altri non sapevano più dove andare a cercare un'idea, Hackett a intermittenza, Moss feroce, ma carico di falli e quindi limitato, Jerrels bene in partenza poi svanito, Melli evanescente, Samels lento, Lawall sempre incerto, Kangur e Wallace comparse. In venti minuti, fra Milano e Tel Aviv, il Maccabi ha tolto le piume a Milano, lasciandola nuda nella fontana dove si può godere soltanto la soddisfazione di essere stata nelle migliori otto d'Europa. Non poco, ma non moltissimo perché stiamo parlando di Armani, di Milano, di Olimpia, non di una società qualsiasi.
Il popolo Maccabi sogna una notte bianca anticipata di due mesi e i suoi «eroi» partono con un 4 su 4 nel tiro da 3 che però non fa tremare l'Emporio entrato in campo senza Hackett nel quintetto, ma con un Keith Langford super, non si sa se caricato più dalle critiche o dalle proposte turche che lo vorrebbero al mondiale, travestendolo da giannizzero come avviene per molti americani sparsi nelle nazionali europee. È proprio il texano dagli occhi di velluto a suonare la carica, a legare, tenere per la coda il tigrotto di Blatt quando il Maccabi si stacca 14-8. La sua furia ricuce tutto, segna 13 punti, è la calamita che libera i centri e al primo intervallo Milano è avanti: 19-21.
Quando i capelli di Moss diventano elettrici, quando Hackett prende in mano la partita e Jerrels risponde presente insieme a Kangur, ecco le crepe che avevamo visto nel Maccabi di Milano. I veterani del pit bull Blatt sembrano soffocare per scarso recupero, una serie da 3 dell'Emporio scava il solco che poi una bella difesa protegge bene mandando nel panico gli israeliani che vedono il brigantino di Banchi andare al largo fino ad un massimo di 10 punti, anche senza Langford - 3 nel secondo quarto - arpionando anche a rimbalzo d'attacco. E, all'intervallo lungo, il 35-43 è un balsamo per polmoni roventi davanti ai quasi 11 mila che si sgolano nella Yad Eliyhau.
Non quanto i quasi 15 mila tifosi del Panathinaikos che rimandano la qualificazione del Cska Mosca, battendolo per la seconda volta ad Oaka, 73-72 ai supplementari.
La pausa toglie ferocia a Milano e stordisce gli arbitri. nella tonnara dove Samuels subisce di tutto dal colosso Shortasnitis, ecco che il mare giallo inghiotte l'Armani, parziale di 9-0, sofferenza collettiva, ma ecco Langford, il re degli scorpioni che si ribella. Lui respinge l'onda, arriva a 28 punti anche sbagliando 4 tiri liberi, ma il 5 su 6 da 3 gli dà licenza di fare tutto quello che vuole, al terzo intervallo Milano ancora avanti: 54-56 pagando un piccolo debito nel tempo (19-13).
Ma l'illusione dura poco perché gli attacchi Maccabi sembrano nitrato d'argento su una difesa che si accartoccia, lascia varchi incredibili, perde coesione, perde il filo della partita e anche il treno per le finali di eurolega che erano lì da prendere, che sembravano sogno anche se adesso diranno che comunque è stato fatto il massimo. Si accontentano senza godere mai.

Una brutta abitudine.

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