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Leo, lunedì nero: 2 giornate e smentite

Bonucci salta Chievo e Juve e sconfessa il mental coach: "Non ho toccato il fondo"

Leo, lunedì nero: 2 giornate e smentite

Grande è la confusione sotto il cielo di Milanello. E solo le prossime tappe del calvario rossonero possono spazzare via nuvole e minacce di temporali sostituendoli con qualche tiepido raggio di sole. Leonardo Bonucci, partito con Mirabelli per Londra invitato al The Best Fifa football Awards, è stato raggiunto dalla notifica della squalifica di due giornate (salterà Chievo e Juve, rientro il 5 novembre col Sassuolo) e dall'eco delle frasi del suo mental coach Alberto Ferrarini («ha toccato il fondo, si rialzerà, deve concentrarsi solo su se stesso») che l'hanno spinto a una pubblica smentita a stretto giro di twitter («quelle frasi non corrispondono al mio pensiero») perché non concordate e segno inconfondibile di una tensione non ancora smaltita dopo la gomitata di domenica pomeriggio.

In fondo alla serata, Bonucci non si è nascosto e da Londra (dove, consolazione, è stato inserito ai premi Fifa nella Top 11 della Champions. Giocata però con la Juve... ) ha riattaccato i cocci. Primo punto: «Non ho mai rimesso a disposizione di Montolivo la fascia di capitano dopo la sconfitta di Genova» la precisazione dopo l'uscita di voci in tal senso. Secondo punto: «Ho rivisto in tv l'azione: l'espulsione ci sta tutta, posso però riconfermare che si è trattato di un'azione di gioco e non di un gesto violento. Non avevo alcuna intenzione di far del male a Rosi, anche lui mi ha detto che l'aveva capito. Tentavo solo di prendere posizione in area di rigore e di liberarmi dalla sua presa. saltare la Juve era destino...». Terzo punto: «Ieri sera ho spedito a tutta la squadra un messaggio di scuse per averli lasciati in dieci complimentandomi con loro perché nelle difficoltà hanno dimostrato un grande carattere e un eccezionale orgoglio. Certo, non mi aspettavo un inizio così...». Il Milan è rimasto in silenzio, decidendo di valutare con l'avvocato Cantamessa la possibilità (tecnicamente pericolosa) di fare ricorso.

Non sono rimasti invece zitti gli arbitri e per loro il presidente dell'Aia Marcello Nicchi che ha replicato alla dura requisitoria di Montella («diteci se è un calcio televisivo, in questo caso vanno valutati tutti gli episodi, qui ci rimetto la carriera») con una sortita delle sue, senza entrare nel merito della questione sollevata dal tecnico milanista. «Non solo lui rischia la carriera, si adegui all'intervento del var» la frase che ha trovato una replica appuntita e insperata in Paolo Casarin, il vate degli arbitri italiani il quale ha segnalato che «i giudizi di Montella meritano attenta valutazione». Il riferimento chiaro ed evidente è al rigore (fallo di Rigoni su Bonaventura) avvenuto nella stessa area, subito dopo l'espulsione di Bonucci e non segnalato né dall'arbitro, ancor meno dal var Mazzoleni. Nonostante la bacchettata, Montella non si è lasciato intimidire e dinanzi al Tapiro consegnatogli da Striscia ieri sera ha ripetuto la sua fede nel lavoro svolto («cambierei solo i risultati di quest'ultima striscia e non il gioco, Bonucci è stato solo sfortunato, il suo era un gesto da azione di gioco») e quella nel futuro nonostante le notizie poco confortanti ricevute dallo staff medico (fuori Bonaventura per Chievo e Juve) e il deludente ruolino di marcia di Kalinic. Dalla Cina si è fatto sentire anche Fabio Capello cancellandosi dal futuro del club («con il Milan ho già dato»), da Milano invece Fedele Confalonieri ha riportato gli umori di Silvio Berlusconi con una battuta strepitosa.

«Silvio soffre in silenzio per il Milan, non so bene se più per il silenzio o per i risultati» è la chiosa a un lunedì nero, anzi nerissimo.

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