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La Liegi illude Formolo, ma premia solo Fuglsang

L'azzurro ultimo a cedere all'attacco del danese: «Prima o poi la vincerò». Nibali 8° è in forma Giro

La Liegi illude Formolo, ma premia solo Fuglsang

La Liegi al pari del Lombardia è considerata dai corridori una corsa giusta. Un modo per dire che il percorso è talmente duro ed esigente che c'è poco da fare tattiche o strategie. In corse come queste, c'è solo un modo per vincere: averne più degli altri e attaccare. È una corsa quasi banale, addirittura elementare, e se non si fosse nella terra di George Simenon, ci sarebbe da scomodare Conan Doyle con il suo Sherlock Holmes. Difatti la strategia di Jakub Fuglsang è elementare. Il danese dato per favorito al pari del transalpino Jualian Alaphilippe (solo 16° a 1'29), fa quello che deve, dove deve: sulla Côte de la Roche aux Faucons. Il punto clou, il trampolino di lancio posto a 15 km dal traguardo di Liegi. È lì che il danese, terzo all'Amstel e secondo alla Freccia, costruisce il suo capolavoro.

Inizialmente gli restano a ruota il nostro Davide Formolo e il canadese Michael Woods, che quasi subito però sarà costretto ad alzare bandiera bianca. Gli resiste solo Formolo, ma sul falsopiano verso Liegi, quando al traguardo mancano ancora una decina di chilometri, Fuglsang demolisce anche le velleità della nostra roccia. Fine delle trasmissioni e può festeggiare.

La Liegi-Bastogne-Liegi numero 105 è di Jakob Fuglsang, che precede un grandissimo Davide Formolo (a 29) e il compagno di squadra il tedesco Maximilian Schachmann. Per Fuglsang è il primo successo in carriera in una classica monumento. Decima partecipazione alla Doyenne, con il 9° posto nel 2015 e il 10° nella scorsa stagione come migliori piazzamenti. Il danese, per anni uomo di riferimento di Contador e Nibali all'Astana, arriva dalla mtb disciplina nella quale ha vinto un mondiale under 23 di cross country. Ai Giochi di Rio ha conquistato un prestigioso argento su strada alle spalle di Greg Van Avermaet.

Vive a Montecarlo con la moglie lussemburghese Loulou Barsotti, ma Fuglsang ha anche legami forti con il nostro Paese. In Italia ci arriva nel 2006 grazie a Moreno Nicoletti, manager vicentino che lo prende sotto la propria ala e per alcuni anni vive a Colà, in provincia di Verona. Dopo una serie di accertamenti medici in Francia, Jakob risolve questo inverno un problema legato ai carboidrati: un enzima, sotto stress, ne limitava l'assorbimento.

Contento a metà il veronese della tedesca Bora Davide Formolo, primo dei battuti. «Questa è la mia corsa preferita. Ci sono andato vicino, ma contro Jakob c'era poco da fare. È stato il più forte. Ci riproverò. Io questa corsa, prima o poi, la voglio vincere».

Uno che vorrebbe vincerla, ma al momento ha altro per la testa, ad incominciare dal Giro, è il nostro Vincenzo Nibali, che in ogni caso, ha concluso la Liegi con un più che confortante 8° posto. «È stata una corsa durissima, con la pioggia e quattro gradi di temperatura. Io sapevo che era importante essere nelle prime posizioni all'inizio della Roche aux Faucons e io ero lì. Poi però, quando c'è stato l'attacco di Fuglsang sono stato costretto a sedermi, come Alaphilippe e tanti altri.

Sensazioni in vista del Giro? Buone, anche se sarà tutt'altra storia».

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