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La Liegi a Valverde. Nibali e l'Italia in rosso

Lo spagnolo, dopo la Freccia, fa tris anche nella decana delle classiche. Vincenzo intrappolato da una caduta

La Liegi a Valverde. Nibali e l'Italia in rosso

Restiamo ancora una volta a bocca asciutta. Niente monumento, e nulla di monumentale. La Liegi finisce per la terza volta in carriera allo spagnolo Alejandro Valverde, che sprinta sul traguardo di Ans con altri nove attaccanti. Domenico Pozzovivo, quinto un anno fa, ottiene questa volta un ottavo posto. È il lucano il primo degli italiani.

Niente da fare per Vincenzo Nibali, che ieri è stato costretto a vivere un finale complicato. Poco prima della Redoute evita per un soffio una caduta. Costretto a mettere piede a terra, tutto solo è costretto ad inseguire per rientrare sui primi. «È andata così, non ho rimpianti né io, né tantomeno la squadra - ha spiegato il siciliano, giunto 13° a 24" da Valverde -. Abbiamo provato a fare la corsa d'attacco. Purtroppo non è andata come volevamo. La caduta mi ha un po' condizionato e a quel punto la sola carta che avevo era quella di provare sul Saint Nicholas: l'ho fatto ma non c'è stato modo di fare la differenza. Oggi comunque non c'era niente da fare contro Valverde: era chiaramente il più forte».

Il 35enne murciano, che mercoledì scorso aveva vinto la sua terza Freccia Vallone, non ha avuto davvero rivali. Ha controllato con grande autorità la corsa, senza mai andare in affanno. Solo nel finale - tutto spagnolo - ha corso un pericolo, per altro sventato con grande sicurezza e forza. Ad un chilometro scatta Daniel Moreno, compagno di squadra di Joaquin Rodriguez. L'obiettivo dei Katusha è chiaro: mettere nel mezzo Valverde. Fiaccarlo facendolo inseguire, per poter sperare poi di trafiggerlo in volata. Questo nelle intenzioni, perché nella sostanza Valverde fa come il gatto col topo. Alle spalle del murciano uno dei giovani più promettenti del ciclismo mondiale, il 22 enne francese Julian Alaphilippe, già secondo alla Freccia e settimo all'Amstel. Terzo lo spagnolo Joaquim Rodriguez.

La "Doyenne", la decana delle classiche (nata nel 1892, ieri edizione numero 101) vive su una lunga fuga a otto che nasce quasi subito. Ci provano anche i nostri Ulissi, Benedetti e Montaguti che con altri cinque corridori si avvantaggiano restando però sempre nel mirino dell'Astana, che fa la corsa soprattutto con Scarponi, che pedala verso la Cote de Maquisard assieme a Kangert. Sul tratto più duro della Roche aux Faucons bella l'azione di un altro siciliano, Giampaolo Caruso, che prende la ruota di Kreuziger. Poi esce allo scoperto, in discesa, Nibali. Il finale è tutto nel segno della forza e della tenacia. Caruso va in marcatura su Bardet, Nibali soffre e perde terreno, anche se poi nel tratto di falsopiano riesce a rientrare. All'ultimo chilometro allunga Moreno, ma contro il Valverde di ieri c'è davvero poco da fare.

Niente da fare anche per noi italiani, che chiudiamo le classiche del nord con un bottino magro. Vinciamo la Gand-Wevelgem, corsa storica ma non "monumento", con il 38enne Luca Paolini e poi solo amarezze. Al Fiandre il primo degli italiani è Daniel Oss (11°). Alla Roubaix è Marco Marcato (22°). All'Amstel Gold Race è Enrico Gasparotto (8°). Alla Freccia è la volta di Rinaldo Nocentini (12°). Il Lombardia di Damiano Cunego, ultimo nostro successo datato 2008, comincia ad essere anche lui un po' "doyenne". Decano. Vecchio. Lontano.

ORDINE D'ARRIVO- 1º Alejandro Valverde (Spa), 2º Alaphilippe (Fra), 3º Rodríguez (Spa), 4º Rui Costa (Por), 5º Kreuziger (Cec), 8º Pozzovivo (Ita), 13° Nibali (Ita) a 23''.

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