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L'Inter ci prova, ma CR7 non è in ferie

Un supergol di Nainggolan esalta i nerazzurri. Poi Ronaldo rimette in sesto la Juve

L'Inter ci prova, ma CR7 non è in ferie

Milano L'Inter non fa la festa alla Signora campione d'Italia. L'illusione di Nainggolan dura per un'ora, poi entra in scena Cristiano Ronaldo e riporta alla realtà i nerazzurri. Che adesso più che al secondo posto del Napoli devono guardarsi alle spalle, perché la Roma tenuta in corsa settimana scorsa si fa minacciosa, aspettando di vedere Milan e Atalanta. Luciano Spalletti non piazza il colpo Champions nonostante per un'ora si veda una squadra che gioca e piace, ma dopo il pareggio più che cercare di vincerla ha avuto paura di perderla come dimostrano i cambi. Certo non è la Juventus con la bava alla bocca, che ha qualcosa da chiedere al derby d'Italia, ma tant'è. La colpa dei nerazzurri è quella di non piazzare il colpo del ko. Imperdonabile quando di fronte hai un certo Cristiano Ronaldo, che resta fuori dalla partita a lungo, si fa notare solo per il pollice alto ai tifosi che lo insultano. Poi all'improvviso sbuca, semina il panico e al terzo colpo fa centro. È il gol numero seicento in carriera nei club in 801 gare. L'Inter di fatto sparisce in quel momento, Spalletti tarda la staffetta Icardi-Lautaro Martinez e forse i fischi sono anche per lui, che non osa il tandem argentino. E così l'unica festa che i tifosi interisti possono fare alla Juventus è per l'eliminazione in Champions League, un tormentone che attraversa tutta la partita.

All'inizio nell'Inter non c'è Icardi e non Lautaro Martinez, appunto. E così è la squadra che Spalletti aveva sognato in estate, i titolari e soprattutto quel Nainggolan che spacca in due le linee avversarie. Nella Juve gli esperimenti sono parziali con Emre Can riproposto terzo centrale e Cuadrado mezzala. Tempo un quarto d'ora e Allegri torna sui suoi passi, difesa a quattro compresa, perché l'Inter è già in vantaggio, ma ha già creato tre occasioni clamorose. Sarà una questione di motivazioni, la Juve con lo scudetto in tasca, i nerazzurri che devono rintuzzare il ritorno della Roma e ipotecare il terzo posto. Ci pensa subito il Ninja che indovina il tiro al volo con la complicità della papera di Szczesny, colpevolmente sorpreso dalla staffilata dell'ex compagno e soprattutto goffo nel tentare la parata. Ma è la Signora nella sua interezza a presentare la sua controfigura nel derby d'Italia, l'Inter l'azzanna e non la molla per un attimo. Anche bella tecnicamente la squadra di Spalletti in costante controllo del campo, con trame efficaci a cui spesso manca solo l'ultimo tocco, passaggio. In tutti i duelli prevalgono gli interisti e quando a inizio ripresa D'Ambrosio parte in slalom saltando come birilli le maglie bianconere, è la fotografia migliore della partita. L'altra sarebbe il liscio di Ronaldo sull'unica potenziale palla buona avuta dal portoghese fino a quel momento.

Poi al marziano vengono i cinque minuti. La seconda occasione trova il muro di Skriniar, la terza è una sassata chirurgica che Handanovic può solo guardare, mentre i compagni sono statuine nella triangolazione che porta al tiro il portoghese. L'Inter accusa il colpo, mostra il fiatone con Nainggolan e Politano che escono: dentro Borja Valero e Joao Mario, ma sono palliativi. Ma la vera mossa, o presunta tale, di Spalletti è Lautaro Martinez per Icardi, l'ex capitano insultato dalla curva ma difeso dal resto dello stadio. Ma quando il numero nove esce i fischi sono di tutto il Meazza. È solo l'antipasto di quello che potrebbe essere nella prossima stagione, per uno che si dice potrebbe giocare il derby d'Italia con l'altra maglia. E il colpo del ko lo sfiora Matheus Pereira, un prestito della seconda squadra. Questo come la partita non spiega i ventisei punti di differenza, anzi l'Inter è stata anche meglio.

Poi è arrivato Cristiano Ronaldo in seicento.

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