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L'Inter ha un brutto gioco ma Mancio ha un bel Jo-Jo

Doppietta del montenegrino di nuovo in rete, i nerazzurri si ritrovano a punteggio pieno Il Carpi pareggia con il primo gol in A, poi Stevan realizza il rigore della vittoria

L'Inter ha un brutto gioco ma Mancio ha un bel Jo-Jo

Il tesoro dell'Inter è arrivato dall'Inghilterra e si chiama Jovetic. Il tesoro dell'Inter di Mancini, rivoltata come un calzino dal mercato - e altri ritocchi sono previsti oltre a Perisic (a fine partita è arrivato l'annuncio del contratto firmato, 5 anni) ieri sera in tribuna - ha fatto tutto secondo copione consegnando ai suoi il primo primato della stagione. Con l'Atalanta ebbe bisogno di una prodezza balistica, una di quelle giocate dal limite che possono riuscire a chi ha il tocco di fata, a Modena invece è stato sufficiente un cross veleggiato di Guarin per consentirgli di trovare sguarnita la guarnigione di Castori, vincere un contrasto banale con Brkic, il portiere di casa e marcare il secondo sigillo della sua carriera interista in compagnia di Palacio con un tocco morbido. Nel finale tambureggiante, dal dischetto, ha mostrato il sangue freddo che il bomber di razza deve avere, calciando come si deve il 2 a 1.

Tre gol in 180 minuti sono un fatturato da prima pagina. L'Inghilterra è diventato il pozzo pieno di marenghi per questi campioni di ritorno che hanno dato fiato alle trombe del calcio-mercato. Il primo è stato proprio lui Jovetic, seguito da Balotelli, poi da Cuadrado, mentre alla frontiera Giaccherini e Lamela già spingono e soffrono per compiere lo stesso viaggio. Jovetic ha giocato poco nel Manchester City, addirittura lo hanno escluso dalla lista della Champions league. Forse è possibile, con questa chiave di lettura, misurare la differenza tra il calcio di casa nostra e la Premier league ma sono discorsi che non interessano granché né a Mancini, ancor meno a Thohir che ha assaporato il gusto dolcissimo del primato in classifica. Da troppo tempo mancava lassù, in compagnia di qualche cenerentola, tipo Chievo e Sassuolo. Quel che conta, per l'Inter, e magari anche per il presidente che dall'Indonesia ha cominciato a giocare anche con gli acronimi («noi abbiamo il Paijo») è il secondo successo consecutivo, acciuffato proprio nell'ultimo tratto di gara, con quella cavalcata di Guarin stroncata da un fallo tanto ingenuo quanto vistoso. Certo l'Inter non è ancora capace di rubare l'occhio perché gli arrivi sono stati tanti (i due centrali di difesa, Kondogbia a centrocampo, Jo-Jo davanti) e assemblarli con i reduci della passata stagione non è così scontato e soprattutto impresa così veloce da realizzare. Ma è quel pizzico di continuità, richiesta e reclamata più volte per inseguire le ambizioni dichiarate del club e del popolo di tifosi, a rappresentare la prima nota lieta della stagione, punteggio pieno a parte. Certo Atalanta e Carpi non sono rivali irresistibili e probabilmente l'appuntamento dopo la sosta, il derby, è l'occasione giusta per misurare lo spessore tecnico e la tenuta della difesa che ieri ha subito qualche scossone di troppo (specie sul gol di Di Gaudio) e in partenza con quello scivolone di Murillo su Matos.

Il Carpi ha sofferto e si è illuso e ha capito anche ieri sera che la serie A è un'altra storia, un altro campionato.

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