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L'Italia in cerca di futuro C'è da mettere Chiesa al centro della Nazionale

L'esterno della Viola il migliore con la Francia A soli 21 anni è già una certezza per Mancini

L'Italia in cerca di futuro C'è da mettere Chiesa  al centro della Nazionale

Marcello Di Dio

Scorrendo la lista dei primi convocati di Mancini, ad eccezione di Gigio Donnarumma, è il più giovane della truppa. Federico Chiesa di anni non ne ha ancora 21 e qualche mese fa in un'intervista confessò che se non avesse fatto il calciatore, sarebbe diventato un fisico. «L'universo è un pensiero fisso». Ora il suo universo è colorato di azzurro, con un ct che stravede per lui e un futuro che lo colloca tra i pilastri di una Nazionale da ricostruire negli uomini e nel morale. Vederlo muoversi con abilità e intelligenza al fianco di Balotelli nella notte di Nizza fa pensare che il Mancio ha già due certezze nell'attacco azzurro.

Grandi qualità umane, sette anni di scuola internazionale alle spalle, ma soprattutto l'etichetta di predestinato. Perché il papà Enrico era un attaccante straordinario in un'epoca nella quale il calcio italiano aveva tantissime punte di grandissimo livello: quasi 200 reti in oltre cinquecento partite ufficiali e una ventina di gettoni in Nazionale con 7 gol all'attivo. E Federico, le prodezze del padre, le ha studiate tutte su Internet. «Mi ha sempre dato i consigli giusti, ma in generale i miei genitori mi hanno fatto tenere la testa a posto», così l'esterno della Fiorentina. Che lo ha adottato sin da quando aveva dieci anni, dopo gli inizi alla Settignanese, società a pochi chilometri da Coverciano. Luogo che ora vive assiduamente da marzo scorso con la Nazionale dei grandi dopo una fugace apparizione 14 mesi fa per uno stage con Ventura.

Il suo sogno era giocare con la maglia azzurra e dopo averlo fatto 18 volte con le squadre giovanili, il 23 marzo scorso è arrivato il debutto con i big. «Avevo sfidato Cristiano Ronaldo al Bernabeu, sarebbe stato un'emozione giocare contro Messi», disse all'epoca. Ma in quella notte di Manchester nella quale Di Biagio lo promosse dall'Under 21, la Pulce rimase in panchina.

Mezz'ora con l'Inghilterra a Londra, appena uno scampolo di gara contro l'Arabia Saudita alla prima di Mancini e la sua vera partita da titolare venerdì sera a Nizza contro la Francia: 84 minuti in campo e accelerazioni da applausi contro i rappresentanti dei Bleus che hanno i colori dei colossi del calcio mondiale, dal Psg allo United passando per Real Madrid e Chelsea. «Ero abituato a vederli in tv, da vicino mi sono accorto che hanno qualità straordinarie - così Chiesa jr. sui «Galletti» - Ora spero di arrivare un giorno ai loro livelli». Magari fra un anno, come si è augurato Mancini, che punta sulla personalità di giovani del calibro di Federico per far tornare grande l'Italia.

Il salto di qualità potrebbe farlo anche sul mercato. Il Napoli lo insegue da gennaio per farne l'erede di Callejon e ora che Ancelotti è arrivato alla corte di De Laurentiis l'assalto continua. Il presidente del Napoli ha chiamato la famiglia Della Valle e si è sentito rifiutare già due offerte, una da 40 milioni, l'altra da 50 più due contropartite tecniche. Giocare la Champions sarebbe un'altra iniezione di esperienza, ma Federico vuole restare fedele ai viola, che lo hanno fatto diventare grande. Il cammino verso Euro 2020 è lungo e lastricato di ostacoli per lui e per la Nazionale.

Ma la sua faccia pulita può essere davvero lo spot per un calcio azzurro rinato.

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