Sport

L'Italia del precariato allena l'Argentina sulla strada Mondiale

Di Biagio ct a tempo, il portiere del passato e giovani ancora acerbi tra tanti rimpianti

L'Italia del precariato allena l'Argentina sulla strada  Mondiale

La prima notte azzurra contro il fenomeno Messi senza avere il vestito di gala. Anzi con una rifondazione da far partire a pieni giri il prima possibile. Mai come oggi nella storia della nostra Nazionale, l'Italia è distante anni luce dall'Argentina, sfidata cinque volte su 14 precedenti in una rassegna iridata e solo due nel nuovo Millennio (2001 e 2013): noi dopo 60 anni guarderemo il Mondiale alla tv e stasera faremo da sparring partner all'Albiceleste che fra 3 mesi tenterà invece il nuovo assalto alla Coppa, sfuggita in Brasile nel 2014 per colpa della Germania.

Stasera, a 130 giorni dall'infausta notte di Milano, l'Italia si renderà finalmente conto del proprio stato di precarietà tra una federcalcio commissariata e con un ct pro tempore, giocatori «esodati» (si pensi al Buffon che giocherà altre due gare in azzurro e ancora deve scrivere il suo futuro) e giovani in rampa di lancio ma ancora non preparati al grande salto. La sensazione è che si pensi in grande - si fanno già nomi altisonanti per la panchina - ma che si navighi a vista.

Per altro l'amichevole dell'Etihad Stadium di Manchester, punto di ripartenza di prestigio come quello di Londra con l'Inghilterra di martedì prossimo, ha rischiato di non giocarsi. Dopo il flop degli azzurri di Ventura, la Federazione argentina avrebbe voluto annullare l'amichevole non ritenendola un test valido nel cammino verso la Russia. Solo una penale elevata da pagare ha scongiurato tale ipotesi. Ecco che nella notte in cui l'Italia scoprirà in campo - e non sulla playstation come capitato al baby azzurro Cutrone o al più esperto Immobile (che in realtà l'aveva sfidato ai tempi del Siviglia) - il miglior giocatore del pianeta, non ha ancora trovato il coraggio di voltare pagina. Quello che invece sta provando a fare Sampaoli, sedutosi sulla panchina argentina il 1° giugno giusto in tempo per salvare la qualificazione iridata e mettere insieme i suoi talenti.

Diciassette i reduci del fallimento mondiale convocati, sette in campo stasera nel 4-3-3 disegnato da Di Biagio tra cui Gigi Buffon. Di sicuro non il principale capro espiatorio del nostro flop ma al quale bisognava concedere la passerella finale e «traghettarlo» verso un futuro da dirigente del Club Italia. Difenderà i pali contro l'Argentina e forse il 4 giugno a Torino contro l'Olanda, intanto farà da «chioccia» al gruppo e ai suoi successori Donnarumma e Perin. L'undici in continuità (al netto degli infortuni) con il recente passato azzurro - i napoletani Jorginho e Insigne sono le vere novità rispetto all'era precedente - dimostrano il chiaro intento del ct ad interim Di Biagio di far bella figura per giocarsi le sue carte.

Sampaoli ha iniziato l'opera di rinnovamento dell'Albiceleste, 4ª nel ranking mondiale, attorno al «fulcro» Messi («è più la sua squadra che la mia...») ieri autore di uno splendido gol in allenamento. A giugno potrebbero arrivare tagli eccellenti: promosso Higuain («vive uno stato mentale strepitoso»), sull'orlo della bocciatura Dybala e Icardi, assenti in questo giro di convocazioni. «Quando siamo arrivati in nazionale pensavamo che Paulo fosse un top player, invece sta facendo fatica ad integrarsi: o non siamo stati bravi a trovargli una posizione o lui non è riuscito ad adattarsi alla nostra idea che è diversa da quella del club», il duro giudizio sullo juventino, mentre sul centravanti nerazzurro ha detto: «Era il prescelto e non escludo di convocarlo, ma qualcosa non ha funzionato nella relazione calcistica con i suoi compagni di Nazionale, c'è differenza con l'Icardi che gioca nell'Inter». Persino parole al miele per Balotelli, il grande assente nella lista di Di Biagio. «Vorrei che fosse un mio giocatore, lo ammiro molto». Lui da ct ormai saldo ha le idee chiare.

Previsto prima del match un minuto di raccoglimento e una maglia speciale indossata dagli azzurri nel ricordo di Davide Astori.

Commenti