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L'Italia spaventa i Fenomeni l'impresa sfuma per un calcio

L'Italia spaventa i Fenomeni l'impresa sfuma per un calcio

FirenzeStavolta la sconfitta non va giù. Pesa come un macigno quel 19 a 22 scritto sul tabellone del Franchi di Firenze. I Wallabies portano a casa la pelle al termine di una partita dai due volti che tuttavia regala a Brunel la certezza di essere sulla buona strada. E' questa una delle buone notizie che arrivano dagli spogliatoi. E sono molti gli indizi che danno ragione al commissario tecnico di Auch. Dopo il difficile rodaggio contro Tonga, è con la prima e la terza del ranking mondiale che si vede l'Italia migliore. Come all'Olimpico, anche contro l'Australia arriva una prova di carattere, sacrificio e sofferenza. Partita dai due volti, primo tempo tutto per i Wallabies con gli azzurri che concedono più di un possesso e più di un calcio per i piedi di Barnes e Beale.
E' un monologo e alla mezz'ora il tabellone dice 22 a 3, un mezzo disastro che tuttavia resta fuori dagli spogliatoi perché alla ripresa la musica è diversa. E' l'Italia che si mette a fare quello che nel primo tempo è stato il copione australiano. Pressione, recupero e riutilizzazione del pallone. L'Australia non ha neanche il tempo di rendersi conto della svolta. Basta un attimo e su un errore degli ospiti in copertura, diventa decisivo l'inserimento di Barbieri per la più comoda delle mete. La partita si riapre e l'anima della risalita poggia i piedi sulla solidità della nostra prima linea. Castrogiovanni, Ghiraldini e Lo Cicero lavorano ai fianchi gli ozzies, poi Rizzo, Giazzon e Cittadini li finiscono. Non ce n'è per nessuno. Mischia azzurra che schianta quella australiana, anche un po' nervosetta. Il resto lo fanno i palloni recuperati e bisogna tornare ai tempi di Berbizier per ricordarli. Minto, alla seconda presenza in azzurro, mostra un cuore grande così. Orquera si diverte a portare a spasso il pallone, l'Italia insomma gioca rispettando nella ripresa quell'equilibrio tra fase offensiva e difensiva che, appena giunto in Italia, Brunel andava predicando.
Non sarà il miglior risultato di sempre contro i canguri (c'è un 15-16 a Milano nel '76), ma da Firenze esce una squadra più convinta dei propri mezzi. Per carità, non è stata la partita perfetta. Gli errori non sono mancati e stavolta sono decisivi come l'indisciplina che nel primo tempo ha mandato l'Australia in fuga. L'errore in chiusura sulla meta di Cummins, la touche persa da Vosawai, il piazzato di Orquera che avrebbe significato il pareggio. Ci sta tutto. Ma stavolta è il carattere azzurro a prendere il sopravvento nell'analisi di un match che resterà a lungo impresso nella mente degli appassionati. La rincorsa dopo la fuga australiana non si spiega diversamente che con la motivazione di un gruppo.

Tutto perfetto, sostituzioni comprese, salvo il risultato e il brutto infortunio di Mico Bergamasco, uscito in barella per la frattura della rotula.

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