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Liti, rossi, tregue e speranze. Anche nel caos il Diavolo c'è

Pace fatta tra Gattuso e Bakayoko ma Paquetà squalificato tre giornate. Nervi tesi, però la Champions resta possibile

Liti, rossi, tregue e speranze. Anche nel caos il Diavolo c'è

Milano Non bastassero i 3 punti di ritardo dall'Atalanta, quarta in classifica e oggi virtualmente in Champions League, ecco servite a Gattuso le 3 giornate di squalifica per Paquetà, conseguenza del referto redatto dal modesto arbitro Di Bello al termine di Milan-Bologna. Senza sconti (improbabili), la stagione del brasiliano è già finita. Quella del Milan non ancora, riaperta proprio dai 3 punti strappati a Mihajlovic, ma da qui al 26 maggio sembra un'unica, lunga salita (visto che stiamo per entrare in clima Giro d'Italia): 3 partite assolutamente da vincere, sperando che gli altri non facciano altrettanto, sennò tutto diventerebbe inutile e la prossima Champions resterebbe un'illusione. «Senza, non ci sarebbe smobilitazione, ma certo sarebbe un problema in più», avverte Leonardo, ricordando come sul capo del club penda ancora il verdetto dell'Uefa. «La verità la conosceremo tra un po', sappiamo di essere in una situazione non semplice. Di certo non ci saranno grandi investimenti», l'ammissione sconsolata del dg.

Non è solo per ragioni economiche che il Milan non riscatterà Bakayoko dal Chelsea (35 milioni, in ogni caso troppi per quello che si è visto quest'anno, anche nei momenti migliori): il litigio a bordocampo con Gattuso è solo il timbro a una decisione già presa. Troppe volte protagonista in negativo: ritardi agli allenamenti, serate un po' troppo lunghe, l'uso disinvolto dei social che ha portato al caso Acerbi. E proprio da Twitter, nel cuore della notte il francese ha dato la sua poco convincente versione di quanto accaduto («l'allenatore si è rivolto a me con termini che non mi aspettavo ed io stavo solo ripetendo le sue parole. Niente di più. Che le cose siano chiare: non ho mai rifiutato di entrare in gioco»), prima che in mattinata il club si affannasse a ricomporre un'altra volta i cocci di spogliatoio. Presenti Maldini e Leonardo, Gattuso e Bakayoko si sono chiariti (o hanno fatto finta di farlo) in nome del bene comune. La stagione non è finita e il tecnico non può fare del francese ciò che vorrebbe (sbarazzarsene in anticipo), perché già sabato potrebbe doverlo riproporre titolare a Firenze. Biglia è fuori (se mai quest'anno è stato dentro), Paquetà anche, Calhanoglu forse (anche se ieri si è allenato). In mezzo, è ancora Mauri l'unica alternativa a Bakayoko. La pace scoppiata inattesa si spiega anche così. Sperando che isterie (Paquetà dopo Romagnoli) e infortuni (Biglia dopo Calabria e Caldara) siano finiti.

A questo punto, quasi in coda a un campionato dove alle spalle della Juventus (e nonostante tutto anche del Napoli) tutti hanno giocato al ciapa no, Gattuso può ancora sperare di salvare la stagione (non la panchina, quella ormai è andata), riagguantando il quarto posto. Sono gli stessi numeri a dirlo, quelli che oggi condannano il Milan (8 punti dopo il derby, 8 partite), per esempio non promuovono l'Inter (3 pareggi di fila e appena 10 punti dopo il derby) e nemmeno la Roma. Solo l'Atalanta vola alta e veloce (34 punti nel girone di ritorno, seconda solo alla Juventus che ne ha fatti 36), ma in questo caso gli scontri diretti sorridono al Milan.

La risposta a tutto, il 26 maggio.

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