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L'Olimpia fa ottanta Con le scarpette rosse ha cambiato il basket

Con patron Bogoncelli ha inventato la pallacanestro moderna La seconda età dell'oro con i Gabetti. Armani conferma lo stile

L'Olimpia fa ottanta Con le scarpette rosse ha cambiato il basket

Compleanno di una regina. Il basket le deve tantissimo. Ha vinto abbastanza per essere considerata una società storica: 26 scudetti, 3 coppe dei campioni, 1 Intercontinentale, 2 Korac, 3 coppe delle coppe, 5 coppe Italia, 22 titoli giovanili. Con Bogoncelli cambiò la palla al cesto italiana, sempre con il dottore ha aperto le strade che hanno fatto epoca nel basket italiano. Quando lui non aveva più forza economica subentrarono i Gabetti e si arrivò all'età dell'oro. Nel regno del Magnifico trevigiano 9 titoli come Borletti che chiuse la sua storia nel 1959. Poi la grande epopea del Simmenthal fra il 1956 e il 1973: 10 scudetti, 1 coppa dei campioni, la prima per l'Italia nelle finali di Bologna, e la coppa Italia. Gli anni del tormento economico cedendo all'Innocenti persino i colori, dal rosso Tiziano special al bianco azzurro, poi il rossoblu Cinzano, retrocessione, l'unica per pagare i debiti, nell'anno della coppa delle coppe vinta con Filippo Faina allenatore nato in casa, discendente di Napoleone che accettò il tormento e soltanto l'estasi della finale vinta a Torino. Bogoncelli se ne va ed entrano i Gabetti. Con i marchi di Billy, Simac, Tracer e Philips prima del tramonto Recoaro 5 titoli nazionali, 2 coppe dei campioni, 1 Intercontinentale, 2 trofei nazionali, 2 Korac.Nata con la gioiosa gioventù triestina portata a Milano da Bogoncelli, la chiusura sempre con lo splendore giuliano portato a Milano da Bepi Stefanel fra il 1994 e il 1998: 1 scudetto e una coppa Italia nel 1996, gli ultimi titoli prima del grande digiuno fino al matrimonio morganatico con l'Armani Jeans: 1 scudetto ed una coppa Italia, dopo vent'anni di attesa. Bogoncelli aveva inventato il basket moderno, Armani deve battersi con quello di oggi dove non basta la ricchezza a livello internazionale, e dove, anche in Italia, non ha trovato sempre strade semplici. L'Olimpia del Bogos era stile, colore, scarpette rosse, divise americane, un clan che era molto più di una società. Oggi tutto è ancora stile, ci mancherebbe con Armani, ma i tempi chiedono che tutto sia urlato e per chi ha vissuto l'epopea, prima nel regno di Rubini e poi in quello di Cappellari, 25 di fedeltà mai onorata abbastanza, e Peterson, non è facile capire. Certo il mondo cambia e i prossimi saranno gli anni della vera squadra Armani. Due grandi allenatori per gli anni belli. Cesare Rubini che meriterebbe di avere un'arena milanese dedicata a lui come hanno fatto nella sua Trieste per onorare l'unico sportivo che è nelle case internazionali della gloria dei suoi sport, pallanuoto, campione olimpico nel 1948, basket. Poi Dan Peterson che aveva ridato lo scudetto alla Virtus Bologna. Con il nano ghiacciato la seconda età dell'oro prima di lasciare la panchina per altri mondi al suo assistente Casalini che vinse 1 scudetto, la coppa campioni e l'Intercontinentale.Una grande storia, un mondo. Il nostro basket rigenerato, reinventato, reso sublime. A questa società lo sport italiano deve tanto ed è giusto inchinarsi adesso che la regina vestita Armani cammina cercando di allargare confini che sembrano stretti qui nel campionato italiano. Lo farà oggi, anticipando sul vero compleanno che sarà fra tre giorni, facendo calzare ai campioni di oggi, nella sfida contro la Torino disperata, le scarpette rosse della storia, quelle che la gente ama più di Fiero il Guerriero.

Sarà una celebrazione televisiva su Raisport dalle ore 18, l'orario giusto in mezzo al calcio che si mangia tutti gli ascolti.

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