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L'onore a Terry e il disonore del caso Totti

L'onore a Terry e il disonore del caso Totti

P icchetto d'onore dei calciatori del Chelsea per l'addio al football di John Terry nell'ultima partita contro il Sunderland. Tra lacrime e applausi, Terry ha parlato al pubblico, ringraziando tifosi, compagni e presidente Abramovich «il migliore della mia carriera», dopo 717 presenze, di cui 580 con la fascia di capitano. Così si celebrano i campioni. Nell'Italia medioevale nulla si sa, ancora, sull'ultima esibizione di Francesco Totti, capitano eterno della Roma. L'interesse, finora, è rivolto allo stadio Olimpico esaurito per l'evento e alle parole dell'allenatore Spalletti, per il quale conta il secondo posto e non quello che potrà accadere per il capitano panchinaro. Una vigilia grottesca.

Un paio di episodi analoghi confermano la mediocre o inesistente cultura del nostro calcio. Paolo Maldini ha lasciato il Milan sotto gli insulti e le vergogne degli ultras rossoneri. Messo da parte, fastidioso e anche dimenticato. Alessandro Del Piero salutò la Juventus, facendo un giro solitario sul campo dello Stadium, in coincidenza con la vittoria dello scudetto. Giancarlo Antognoni ha vissuto in esilio dal Franchi per oltre dieci anni, la proprietà lo riteneva scomodo e inutile. Lo stesso avvilente trattamento è stato riservato a Gianni Rivera e a Sandro Mazzola, a Milano. In occasione della recente finale di coppa Italia, sul palco di premiazione, abbiamo visto la consueta sfilata delle facce di bronzo del nostro sistema ma nessuna figura legata alle due squadre, un ex simbolo della Lazio, una ex bandiera della Juventus. Meglio schierare i colletti bianchi, gli uomini dello sponsor e delle istituzioni varie. Così da sempre e per sempre. Anche il terzo tempo, introdotto per restituire serenità e spirito sportivo alla contesa, è finito in discarica mentre la Var renderà tutti felici.

Il nostro unico capriccio, di importazione yankee, è il ritiro (non sempre) del numero della maglia, in onore del campione che esce dalla cronaca ma resta nella storia. Ormai è diventato un gesto meccanico e modaiolo, per pulirsi la coscienza ma che nulla ha a che fare con il vero rispetto per chi ha regalato piacere e vittorie al proprio club e ai tifosi.

L'onore a John Terry non appartiene a un altro mondo.

Ma a un altro calcio.

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