Londra 2012

L'oro dei Robin Hood azzurri: "Infilzare lo spread e i politici"

Nespoli: "Una freccia per la rivincita di Pechino e una per la crisi". La casta bersaglio di Galiazzo: "Basta megastipendi e agevolazioni"

L'oro dei Robin Hood azzurri: "Infilzare lo spread e i politici"

nostro inviato a Londra

Forse, quando il perito tecnico Marco Galiazzo punta il bersaglio, ecco, come dire, paurissima non fa. Inquieta, certo, perché lui è Robin Hood, un Robin che non ruba ai ricchi, però. Tanto meno ai poveri. È un Robin che conquista medaglie, preferibilmente d'oro. Come ad Atene, anno 2004. Forse, quando Mauro Nespoli socchiude leggermente l'occhio sinistro e punta il bersaglio, ecco, come dire, preoccupa di più. Perché il viso gli si fa duro, cattivo, non pacioso come il compagno azzurro. Mauro ha un conto in sospeso e sulle spalle tutto il peso di un oro sfuggito a squadre. Deve farsi perdonare. Vuole farsi perdonare. Dicono sia il più in forma della squadra. «Ho lavorato tanto» sussurra, «a Pechino poteva essere oro, ma l'euforia del momento, la concentrazione, insomma ho perso la mira. Sono quattro anni che mi alleno perché non riaccada, ho un conto aperto con il destino e adesso voglio chiuderlo».
Sole che spacca sull'inaccessibile Lord's Cricket Ground. Che non ha nulla a che vedere con la foresta di Nottingham, però è stato scelto per le gare dei Robin Hood. Sole alto e prato inaccessibile. Gli arcieri devono far attenzione: l'erba è sacra più che a Wimbledon, non si deve rovinare. Marco e Mauro sono le due punte della squadra, controllati a vista dall'esperto Michele Frangilli, il terzo, l'uomo che ad Atlanta '96 inaugurò la saga dell'arciere italico sul podio, fu bronzo a squadre. Tutti e tre puntano in alto, Marco e Mauro pensano all'oro notte e giorno e prima di tutto e sopra tutto. Poi pensano al podio «perché l'importante è partecipare è un motivetto carino che gli atleti intonano solo dopo aver perso l'olimpiade. Sfido chiunque, in giro per il villaggio, a trovarne uno che la pensi diversamente» si fa meno pacioso Galiazzo. «Sì, stavolta siamo preoccupati» confida Mario Scarzella, presidente dei Robin Hood d'Italia, «sentiamo come un macigno il dovere di restare comunque almeno sul podio. Sono quasi vent'anni che accade ininterrottamente».

Nell'aria si avverte il timore degli scherzetti del vento d'Inghilterra, si respira la tensione per quanto oggi, primo giorno di gara, qualificazioni, sapranno fare i nemici di sempre, i coreani, gli americani, «adesso si sono aggiunti francesi, indiani, giapponesi» dice Nespoli, e anche i discendenti di Robin Hood, «gli inglesi, vanno tenuti d'occhio» butta lì con la sua proverbiale e semplice pacatezza Galiazzo. Domani può essere già finale. L'oro, il podio, i rivali, l'olimpiade, la verità è che nell'aria, tutt'attorno ai nostri ragazzi, s'avverte anche dell'altro, si percepisce la sensazione forte che i mali d'Italia, almeno per un paio di settimane, possano venire anestetizzati dalle imprese di certi nostri azzurri, ragazzi semplici, ragazzi senza abbonamento alle ribalte italiche, atleti che proprio come Mauro e Marco e Michele che si sta allenando più in là, finiti i giochi, spariranno dalle cronache, restando però sui podi dei loro campionati, siano essi italiani, europei, mondiali. E fa sorridere che ad anestetizzare possano essere dei Robin Hood che scoccano, tirano, infilzano e feriscono idealmente,. Dei Robin Hood che hanno ben chiari quali siano i mali veri, le priorità, perché «vorrei scoccare una freccia per centrare l'oro» si fa serio Nespoli, «ma la vorrei anche scoccare contro ciò che non mi piace per colpire lo spread, la crisi economica; vorrei scoccare la mia freccia contro questo momento in cui è tutto più difficile, che non arrivi a fine mese, che pensi a quanto sei fortunato a poterti allenare avendo un posto nell'aeronautica militare e pensi a chi la fortuna non ce l'ha. Sì, vorrei infilzare lo spread e gli errori del passato che hanno messo in ginocchio il Mio Paese». Il Mio Paese. Con emme e pi maiuscole. Con l'orgoglio nei segni grammaticali, così come l'hanno pronunciato Mauro il Robin di Voghera e Marco il Robin di Padova. Già, Marco Galiazzo. Che per essere molto chiaro ha detto solo e per la prima volta in modo tutt'altro che pacioso e pacato, ha detto: «La mia freccia? La scoccherei contro i megastipendi dei politici e contro tutte le agevolazioni che hanno».

Avvisati dunque. E com'era la storia? Robin che ruba ai ricchi per dare ai poveri?

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