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L'oro di Garozzo salvato dal cassonetto

Se il sogno di una vita finisce nei rifiuti e una signora ritrova la medaglia

L'oro di Garozzo salvato dal cassonetto

Mara ha ritrovato l'oro di Rio. Luccicava in mezzo alla rumenta, nel senso di immondizia. Stava in un cassonetto mischiata a tutto quello che dovrebbe esserci e non, sacchetti di plastica multicolor, scatole, barattoli, varie ed eventuali, dicesi differenziata ed è questo proprio il caso: la differenza l'ha fatta quel riflesso dorato, anzi d'oro puro: una medaglia, con l'effigie della vittoria alata. Buttata lì, gettata da un ladro ignorante e codardo. Mara ha aperto il coperchio per scaricare il suo cesto di rifiuti e si è accorta dell'imprevisto, è stata più brava di poliziotti e detective, per caso ha trovato il bottino, si è ricordata della notizia di cronaca, di Garozzo, del furto. E ha cercato di mettersi in contatto con lui sui social. Così ha trovato Dario Chiado, maestro di scherma e amico torinese di Daniele. Le ha confermato che trattavasi dell'oro di Rio. Era stato rubato il ventinove di ottobre sul treno che stava portando, da Roma a Torino, Daniele Garozzo, oro olimpico a Rio de Janeiro nel fioretto individuale. Il ragazzo di Catania aveva riposto nello zainetto la custodia ovale in legno che conteneva la medaglia; l'avrebbe portata, insieme con il corpetto, al J. Museum, il museo allestito dalla Juventus che espone i pezzi storici dello sport italiano. Garozzo è un tifoso della Juventus, si è addormentato lungo il viaggio, sognando ancora Rio e altre vittorie. Quando il treno è arrivato alla stazione di Porta Nuova, Daniele si è accorto che lo zainetto era stato aperto, qualcuno aveva portato via lo scrigno e tutto il resto, pensando contenesse un gioiello, un orologio, una collana, un anello. No, era una semplice medaglia d'oro, impossibile da rivendere, facilmente individuabile, anzi individuata. Mani abili di un ladro o scippatore, personale viaggiante ma non pagante delle ferrovie dello Stato o private, comunque delinquente comune. Garozzo aveva sporto denuncia alla polfer, avviate le indagini, speranze zero virgola zero, anche se Daniele aveva provveduto a rendere pubblica la notizia sui social. Due settimane di attesa, non credo di pedinamenti e affini, furti di quel tipo sono come i ritardi dei treni, puntuali, quotidiani. Il ladro del treno deve aver provato a vendere l'oggetto, gli hanno dato dello scemo, quella medaglia nelle sue mani era più pericolosa di una dose di droga. Se l'avesse riconsegnata alla polizia o ai carabinieri non avrebbe potuto inventarsi nessun alibi che tenesse. Dunque meglio liberarsene. Dove? In un cassonetto, magari di notte, senza occhi che potessero osservarlo, così come gli accade sui treni, lungo i vagoni, all'interno degli scompartimenti.

L'imprevedibile madamin Indiana Jones ha trovato la pietra d'oro, la storia è finita, Daniele Garozzo ha saputo del ritrovamento mentre tirava di scherma a Tokyo. Inviterà a cena Mara e tutta la famiglia.

Un fioretto.

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