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Sir Wiggo, "fuck the Queen... Per me la regina è la Roubaix"

Wiggins, il George Best del ciclismo tutto rock e Lambrette ha scelto la classica di domenica per l'addio da re: "Le altre cose non contano... Il Tour vinto? Una noia"

Sir Wiggo, "fuck the Queen... Per me la regina è la Roubaix"

Alla Regina preferisce di gran lunga la Roubaix, che delle "classiche del nord" è considerata da sempre la "regina". Che Sir Bradley Wiggins sia un personaggio non convenzionale, in un mondo come quello del ciclismo legato a doppio alla propria storia è cosa altrettanto acclarata. Wiggo spiazza e divide, come quando alla vigilia della sfida olimpica nella sua Londra, mandò a quel paese la Regina Elisabetta, che gli aveva scritto una lettera di incoraggiamento e che lui commentò con uno scandaloso quanto volgare «Fuck the Queen», che immancabilmente fece il giro del mondo.

È fatto così Bradley Wiggins, il corridore meno corridore che il ciclismo ricordi. Il ciclista rock'n'roll o mod che dir si voglia, che non manda mai a dire come la pensa e che per nemico non ha i suoi avversari, ma l'ovvio. È un George Best su due ruote, mai in equilibrio precario, se non quando alza il gomito, che con i suoi basettoni cool lo fanno apparire più un divo della musica, che un ciclista. È stato il quinto britannico di Sua Maestà la Regina a vestire la maglia gialla, ma il primo a portarla a Parigi e a scrivere il proprio nome nell'albo d'oro della corsa più importante del pianeta, il Tour de France. Ma nonostante questo traguardo, o forse proprio per questo obiettivo raggiunto, Wiggins ha deciso di dire basta con questo tipo di corse. «Il Tour mi ha prosciugato l'anima, voi vi siete divertiti? Io neanche un po'», ebbe a dire qualche tempo dopo.

Domenica correrà per l'ultima volta una corsa in linea su strada, anche se la Roubaix è la corsa meno ciclistica in assoluto. «È l'essenza del ciclismo. È la corsa più folle e affascinante. Potevo scegliere un'altra gara, meno impegnativa, per dare il mio addio, ma sarebbe stato tutto più insignificante. La Roubaix l'ho corsa per la prima volta l'anno scorso: chiusi al 9° posto. Domenica prossima farò di tutto per vincere, per mettere un sigillo importante alla mia carriera, nella corsa più rock che il ciclismo conosca».

L'ultima corsa, poi riporrà la maglia del Team Sky nel cassetto e vestirà quella della sua Fondazione, con la quale tenterà il record dell'ora su pista, e poi penserà solo e soltanto ai Giochi di Rio.

Wiggo è stato un fuoriclasse assoluto su pista fino al 2008, tanto da vincere sei titoli mondiali (tre nell'inseguimento individuale, due nell'inseguimento a squadre e uno nell'americana in coppia con Cavendish, ndr) e quattro ori olimpici (Atene e Pechino, due individuali, uno a squadre), oltre ad un titolo mondiale nella crono su strada e due argenti. Poi si è inventato corridore per le corse a tappe, e sapete tutti come è andata a finire. Dritto sul gradino più alto del podio a Parigi.

Ha conosciuto anche la depressione e l'alcolismo. Un momento buio, terribile, vissuto immediatamente dopo i Giochi di Atene nel 2004 e prima della nascita del figlio nel 2005. Da lì in poi, Brad è cambiato radicalmente, diventando modello d'impegno e dedizione. Un rapporto prima nullo e poi conflittuale con il padre Gary, ex corridore professionista degli anni Ottanta (campione europeo su pista, ndr). Wiggins nasce a Gand, in Belgio, dove il padre australiano era impegnato in una Sei Giorni. Una vita ad inseguire, quella di Wiggins, ma anche a cercare di capire come suo padre Gary sia morto nel 2008 in un vicolo di una cittadina del Galles del sud. Malore o ubriachezza. Cresce ribelle, con quella passione per il Liverpool e per il rock. Suona la chitarra elettrica, sognando di diventare un giorno Keith Richard.

Ha una venerazione per Paul Weller. «L'ho adorato fin dal primo momento, quando ho visto la sua foto in copertina, con quell'aria da genio». Ma anche per le chitarre e le Lambrette. «Ho tutti i modelli dal 1964». Calza sempre Adidas Originals da quando è ragazzino e ancora oggi colleziona vecchie foto in bianco e nero dei pugili, «come Joe Louis»".

Ha il senso della storia e insegue un sogno: conquistare la «regina delle classiche», per lasciare da Re.

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