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L'urlo dell'Apache per la vendetta Juve

La Signora in giallo riscatta il doppio "affronto" dello scorso anno. Solita squadra affamata e il n.10 si ripete dopo il gol in Supercoppa

L'urlo dell'Apache per la vendetta Juve

La Signora in giallo fa quel che deve: ricomincia battendo la Sampdoria (1-0, rete di Tevez al termine della più bella azione della partita) su un campo dove non si imponeva dal 2006 e fa subito capire agli avversari che, anche in una giornata di non eccelsa vena, la fame rimane quella dei bei tempi. Quando miglioreranno anche le gambe, si potrà insomma tornare a vedere la solita Juventus: per adesso basta vincere e regalare fiducia a Tevez, il solo dei nuovi ad avere convinto Conte a dargli una maglia da titolare.

Sotto un mezzo nubifragio, i campioni d'Italia provano subito a spiegare alla Samp di essere arrivati a Marassi per vendicare i due ko della passata stagione: sberla di Pirlo da fuori area, con Da Costa però attento ad alzarla in angolo. Avrebbe potuto essere l'inizio di un monologo, invece mica vero: doriani altissimi, Gabbiadini ed Eder a correre come matti per dare noia in fase di impostazione ai difensori bianconeri e a Pirlo, centrocampisti tonici e via di questo passo. In compenso, un Vucinic nervoso e la difficoltà a fare girare palla anche per il terreno scivoloso complicavano la vita dei campioni d'Italia, pericolosi un paio di volte con Asamoah su azione d'angolo (bravo Da Costa ad alzare un angolo un suo colpo di testa) ma mica dominanti nel gioco come ci si sarebbe potuti attendere. Del resto, alla vigilia Conte aveva detto di aspettarsi una Samp attenta e appicicaticcia e mica solo perché lo scorso anno la squadra di Delio Rossi aveva vinto entrambe le partite contro i bi-campioni d'Italia: Gabbiadini (a metà tra le due società: cartellino già valutato una decina di milioni abbondanti e un sinistro che minaccia sconquassi) è buon giocatore davvero e almeno all'inizio del match fa girare la testa un paio di volte a Chiellini e Bonucci, la zona centrale del campo ben presidiata (bravo Obiang) e il caro vecchio Palombo è un centrocampista adattato a difensore che sa usare il cervello. Risultato: Juve a tre cilindri, senza accelerazioni sugli esterni e con Tevez che nel primo tempo, nonostante qualche guizzo (sua una conclusione di sinistro in contropiede), non trova modo di incidere come il vero Apache che si vorrebbe che fosse. Chissà cosa avrà pensato in tribuna Roberto Mancini, Grande Ex della Samp e, nelle vesti di tecnico, l'uomo con il quale Carlitos aveva furiosamente litigato prima di essere messo fuori rosa dal Manchester City: dal suo nuovo numero dieci comunque la Juve si aspetta e si aspetterà - se non miracoli in serie - almeno quell'atteggiamento da trascinatore che gli è sempre stato proprio.

Calata la pioggia, la Juve prova a prendersi il campo a inizio ripresa ma è un bel recupero di Chiellini a togliere dai guai Buffon su un'iniziativa di Eder. Conte manda a scaldarsi Isla (addirittura) e Llorente, lancia un paio di occhiatacce, sposta Vucinic un po' più largo a sinistra e il risultato è pressoché immediato: Vidal vede l'inserimento centrale di Pogba, il Polpo (anche ieri tra i migliori) ringrazia e l'assist per Tevez è tale che l'argentino non deve fare altro che depositare in rete. Secondo gol ufficiale per lui - dopo quello del 4-0 in Supercoppa, contro la Lazio - e da qualunque lato la si voglia guardare è un bell'inizio tenuto conto che spesso si è rimproverato agli attaccanti bianconeri di non trovare la porta. La reazione della Samp arriva poco dopo: Costa si vede annullare (giustamente) un gol per fuorigioco, Buffon dice no con i pugni a Eder e Gabbiadini continua a predicare anche sulla trequarti.
Pogba in compenso si becca una botta in area di rigore, ma Banti non dice nulla e comunque c'è match fino alla fine.

Il risultato però non cambia: la Samp perde all'esordio in campionato per la prima volta dal 2006, la Juve travestita da Jessica Fletcher vendica il doppio affronto della scorsa stagione e, con tutto il rispetto per il Verona, si piazza già davanti a tutti.

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