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Mamma li turchi, l'euromercato trema

La riforma fiscale di Erdogan favorisce i club di Istanbul. Dopo Krasic e Meireles assalto ai big: da Rooney ad Adebayor

Mamma li turchi, verrebbe da dire. E non certo per fare il verso alle storiche e terrificanti scorribande dei pirati ottomani. Non c'è alcuna sottrazione indebita, bensì la nascita di un nuovo mercato del pallone dalle parti di Istanbul. Nel grande bazar convincono Sneijder, tentano Boateng, ingaggiano Hugo Almeida, Moussa Sow, Kuyt, Krasic (nella foto) e Meireles. Appena due anni fa certi accostamenti sembravano irriverenti, con il pallone turco travolto da una calciopoli così diffusa e radicata da far impallidire quella italiana. Erano scattate manette ai polsi di giocatori, tecnici, funzionari della federcalcio e presidenti di club. Sembrava davvero la fine di un movimento di buone tradizioni, e invece dalle proprie ceneri una qualsiasi araba fenice riesce sempre a fare capolino. Il calcio è diventato un affare di stato per il governo di Recep Erdogan (tifoso del Fenerbahce). Il premier si è rimboccato le maniche e ha studiato a tavolino un progetto per rilanciare lo sport nel paese. Favorendo tra le altre cose l'arrivo in Turchia di professionisti di valore mondiale, come l'ex ct del volley femminile Massimo Barbolini (a Istanbul gioca anche la palleggiatrice Eleonora Lo Bianco) che insieme alla panchina del Galatasaray conquista quella di ct della nazionale turca, o quello dell'Italbasket Simone Pianigiani coach anche del Fenerbahce.

Nulla è stato stravolto, ma la drastica riduzione della pressione fiscale sui club ha generato il miracolo. Con questo sistema la triade di Istanbul, ovvero Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas, è tornata competitiva, potendo promettere ingaggi al netto delle tasse fino a poco tempo prima proibitivi. «Senza dimenticare il fascino di Istanbul, una meta che ammalia chiunque e che in alcuni frangenti ha fatto la differenza nella scelta dei calciatori», spiega gongolante il ministro per le attività sportive Ertugrul Gunay.
In questo momento la Turchia sta anche vivendo un periodo economico piuttosto florido, in controtendenza rispetto al resto dell'Europa. Un trend che ha regalato un bel segno positivo alle aziende di Unal Aysal, Aziz Yildirim e Fikret Orman (petroliere il primo, costruttori edili gli altri due), proprietari delle tre grandi di Istanbul che ora possono davvero sedersi al tavolo con Inter, Milan o Real Madrid e trattare giocatori un tempo off limits. «Senza venir meno al fair play finanziario invocato da Platini - spiega Orman, il proprietario del Besiktas - non faremo di certo follie per alcuni calciatori, ma riuscire a portare in Turchia nomi importanti significa creare un indotto con tv, merchandising e sponsorizzazioni». I colpi di gennaio sembrano davvero la punta dell'iceberg rispetto alle potenzialità turche e al rinnovato prestigio della "Spor Toto Super Lig". In estate sono previsti altri arrivi importanti. Secondo la stampa locale i nomi più gettonati sono quelli di Rooney, Kakà, Lampard, Arshavin e Adebayor.

Giocatori che la "triade di Istanbul" si spartirà da buoni fratelli, senza perdere l'irrinunciabile condizione di nemici giurati.

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