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Mancini e Sousa, due mondi per uno scudetto

Due modi diversi di guardare tutti dall'alto. Roberto Mancini e Paulo Sousa. Il minimalista di Jesi, quello dell'1-0 e tre punti, che dice della sua Inter «il fatto di essere solidi conta tantissimo». L'esteta del Portogallo che sostiene «di volere una Fiorentina che ama giocare a calcio e divertirsi. Si può vincere in tante forme, io sono più per un calcio propositivo». Due modi diversi di essere, la concretezza da una parte e il gusto del bello dall'altra: una squadra, quella nerazzurra, che segna un gol a partita, l'altra, quella viola, senza vie di mezzo, o vince, nove volte, o perde. Due modi diversi di inseguire la vittoria del campionato. Con i fatti ma anche con le parole. Perché a questo punto di due pretendenti al titolo si parla. E Sousa non si nasconde: «Penso sia normale che i ragazzi pensino allo scudetto, è importante crederci». Il Mancio, invece, gioca ancora a nascondino: «Ci sono tante squadre in alto, ognuna può esserci in questa lotta. Poi se alla venticinquesima giornata dovessimo essere davanti ce la giocheremmo». Peccato che alla vigilia della prima giornata aveva parlato di dieci turni prima di poter fissare obiettivi. Quasi che voglia proteggere la sua Inter. I due d'accordo solo sul fatto che il Frosinone, stasera a San Siro «è una trappola» per Mancini, come l'Empoli al Franchi perché «tutti ci possono mettere in difficoltà», dice Paulo Sousa. Due modi diversi di essere. L'interista che aspetta ulteriori rinforzi a gennaio «in grado di fare subito la differenza«. Il viola antepone sempre il gruppo: «Cerchiamo di responsabilizzare tutti, la squadra è sempre davanti a tutte le individualità. Io in ogni squadra ho diversi capitani, normalmente 4-5». A proposito di capitani, Mancini ha puntato tutto su Icardi, l'argentino alle prese con problemi di intesa con Jovetic. «Devono solo conoscersi giocando insieme«, sostiene sempre il Mancio. Ma da Palermo, ultimo mezzo passo falso dell'Inter, non giocano insieme da un mese: o uno o l'altro nelle ultime tre vittorie.

Qualcosa non torna.

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